É molto probabile che il nome di
Nonostante avesse già pubblicato le avventure di
Peró questo accadeva negli anni ’40, già dopo la guerra l’uomo-Tom mette in evidenza i suoi muscoli, indossa i jeans e si taglia i capelli,anche se rimane sorridente, con aspetto giovanile e tutto sommato normale.
Ma è a partire dagli anni ’60, quando Tom inizia a viaggiare per l’Europa e a entrare in contatto con gli ambienti leather, che inizia a prendere forma il prototipo che tutti conosciamo: già non sorride piú, i pettorali si gonfiano cosí come il “pacco” e veste sempre con t-shirt, bianca, jeans e giubbotto di pelle.
Da qui all’uomo-Tom definitivo il passo è breve: porta baffi, a volte è negro, sempre è ipertrofico e con capezzoli e membro di dimensioni enormi. Appaiono i tatuaggi, il bondage, il sadomaso o il piercing e, a partire dalla metà degli anni 80, anche il preservativo. L’uomo-Tom infatti non è statico, ama l’azione e soprattutto il sesso e, secondo il suo creatore, questo è il suo scopo.
Qui frequentó Robert Mapplethorpe e Andy Warhol e soprattutto divenne amico di Durk Dehner con cui, nel 1986, diede vita alla Tom of Finland Fondation che a Los Angeles si dedica a proteggere, preservare e promuovere l’arte erotica. Da allora in poi ottenne tutti i riconoscimenti che gli erano stati negati durante la vita: esposizioni monografiche, premi artistici, trasmissioni televisive e vide persino i suoi originali messi all’asta da Christie’s per prezzi mai raggiunti da disegni erotici.
Ma l’eredità di Tom of Finland e delle sue oltre 3.500 tavole va ben oltre l’ambito artistico. Egli è infatti riuscito in quello che considerava il suo unico obiettivo: fornire ai gay di tutto il mondo un’immagine positiva e spensierata della loro sessualità.
di Silvio Ajmone