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Torino: Vattimo a convegno su laicità e sessualità

Vattimo, Saraceno e altri studiosi al convegno torinese su ‘Laicità e sessualità’: l’etica, i nuovi diritti, l’opposizione della Chiesa conservatrice.

TORINO – Un’ottantina di persone ha seguito al Salone Valdese il convegno ‘Laicità e sessualità: tra libertà individuali e leggi dello stato’ organizzato dal TorinoPride insieme alla Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni. «La laicità è un metodo, una metaregola, non è un contenuto» ha spiegato la sociologa Chiara Saraceno. «Solo se ci atteniamo a questa dimensione di metodo della laicità, non rischiamo di cadere in una sorta di fondamentalismo laico che ha tutte le risposte. Come dire, se siamo laici abbiamo una risposta migliore, principio applicato spesso dopo la Rivoluzione Francese. Da questo metodo deve scaturire un tipo di etica aperta, costruita intersoggettivamente, più di quella religiosa. L’etica laica è profondamente legata a temi di responsabilità ma aperta a integrare problemi mai visti o pensati prima. Gli omosessuali ci sono sempre stati ma mai presentati in agenda, come la libertà femminile. Il discorso sui valori deve però essere autocritico. La sessualità ha a che fare coi rapporti interpersonali e non solo con le pulsioni individuali. La famiglia dell’articolo 29 della Costituzione, invece, è per definizione un’istituzione artificiale, quindi la società non è fondata su qualcosa di naturale. Si tratta di un ossimoro. Ricordiamo che il matrimonio è l’istituzione storica, non naturale, dell’eterosessualità e della paternità».

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Il bioetico Maurizio Mori ha quindi ribattuto: «Non esiste ‘la’ prospettiva bioetica, ce ne sono molte. Non sono pienamente d’accordo con Chiara Saraceno: la laicità, secondo me, esclude alcuni tipi di contenuti. Nel mondo contemporaneo c’è una secolarizzazione e laicizzazione della sessualità. È un processo che rende irrilevante, dal punto di vista pubblico, il modello religioso. Ci sono due fattori: il cambiamento del contesto in cui la sessualità viene esercitata e lo straordinario aumento di conoscenza sulla sessualità anche se Ratzinger ha ribadito recentemente l’alone di mistero che c’è intorno alla nascita della vita. Ci sono però nuovi diritti collegati ai desideri, all’idea di autorealizzazione».
Lo psicoterapeuta Maurilio Orbecchi ha poi fatto un breve excursus sul circolo di Vienna ai tempi di Freud («in quel periodo si mettevano le mutande persino alle sedie») e all’importanza innovativa di Jung che lamentò al circolo un eccesso di riduzionismo sessuale. «Il sogno di Jung giovane in cui vide gli escrementi di Dio che cadono sulla cattedrale di Basilea e la distruggono è puro laicismo. Ricordiamo che la parola ‘laico’ indicava chi stava nel convento senza ricevere gli ordini».
Il giurista Antonio Caputo ha poi ricordato che «esiste un approccio laico al sistema giuridico. Ricordiamo che Nietzsche disse che ‘il Cristianesimo ha dato del veleno all’Eros’. Joseph Ratzinger, nell’omelia che precedette la sua elezione, disse che ‘si sta costituendo una dittatura del relativismo’. Nella Comunità Europea prevale il modello della cittadinanza sociale, cioè il passaggio dall’Europa della moneta a quella dei diritti. Già nel 2000, l’articolo uno della Carta dei Diritti di Nizza parla di Unione che si fonda sul rispetto dei diritti delle persone comprese quelle che fanno parte di una minoranza. Sono particolarmente interessanti dal punto di vista della tutela dei diritti delle persone omosessuali le legislazioni di Spagna, Francia e Belgio».
Il filosofo Gianni Vattimo, teorico del ‘Pensiero debole’, ha infine ribadito che «i Papi si sono scusati con tutti tranne che con i gay, un’ostilità che non hanno avuto neanche nei confronti degli ebrei. C’è purtroppo una tendenza conservatrice della religione. Eco diceva che la creazione è un atto di sinistra perché va contro la conservazione. Per quanto riguarda la pedofilia, l’unica norma che regola questi rapporti dovrebbe essere quello della violenza. Nell’antica Grecia gli adolescenti crescevano iniziati sessualmente dai loro maestri senza traumi. Le unioni gay, invece, consiglio di non chiamarle matrimoni. A volte mi pento di non essermi fatto prete: la Chiesa è un rifugio di gay che sono protetti dalla corporazione».