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Torna a Torino il Pride piemontese

Si svolgerà nel capluogo il corteo dell’orgoglio lgbtq, in concomitanza con la Giornata Mondiale contro l’Omofobia e a poche settimane dalle europee: “Il Piemonte emblema di un’Italia in stallo”.

Si svolgerà a Torino il 23 maggio prossimo il pride regionale piemontese. A diffondere la notizia è il comitato Torino Pride, che lo scorso anno aveva scelto Biella come sede della manifestazione per riportare l’attenzione sulla provincia che spesso vive difficoltà maggiori delle grandi città.
La data cade in coincidenza, naturalmente voluta, con la Giornata Mondiale contro l’Omofobia ed è stata scelta anche in base al fatto che precede di poso le elezioni europee, i cui candidati saranno contattati per incontri specifici nei giorni subito prima del pride regionale.

"L’omofobia e la transfobia sono un problema di tutti e tutte, non solo delle persone gay, lesbiche e transessuali – si legge in una nota del comitatoTorino Pride -. L’omofobia e la transfobia, come il sessismo, come il razzismo, sono attentati alla convivenza civile, muovono da pregiudizi radicati e da profonda ignoranza. Attraversano differenti ambiti delle rappresentazioni umane, sono trasversali, si annidano all’interno delle religioni così come delle culture laiche. L’omofobia e la transfobia non sono fatte solo di atti violenti, del singolo o del branco (in Italia nel solo 2008 ci sono stati 9 omicidi, 45 aggressioni e numerosi atti vandalici e di bullismo basati su omofobia e transfobia). Sono anche nel linguaggio, nelle parole e nelle immagini, nella strumentalizzazione dell’immagine e delle storie personali. L’omofobia è un reato contro l’umanità".

"La nostra Regione rappresenta emblematicamente il blocco in cui il paese si trova – continuano gli organizzatori -: da anni giace in Consiglio regionale un disegno di legge della Giunta che intende adeguare la normativa e le attività dell’Ente al principio di non discriminazione chiaramente sancito dal Trattato dell’Unione. Principio che sancisce il diritto di tutti/e a non subire discriminazioni dirette o indirette sulla base della propria identità di genere (uomo o donna), disabilità, età, religione  e credo personale, etnia e orientamento sessuale. Il Consiglio non discute la proposta (non certo paragonabile a quelle approvate da altri paesi europei ma pur sempre un passo avanti) perché la stessa maggioranza è bloccata da chi non intende riconoscere pieni diritti alle persone lesbiche e gay. Attendiamo anche che il Consiglio comunale si esprima (speriamo accogliendola) sulla proposta di deliberazione comunale sostenuta anche dal Coordinamento, in merito al riconoscimento delle unioni civili".