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TORNAN LE STELLE DEL LATIN-POP

Shakira e Ricky Martin in Italia per presentare i loro nuovi album, entrambi in lingua inglese. Lei scandalizza fin dal titolo. Lui è reduce da viaggi importanti. Video e foto.

MILANO – Reduce dalla vittoria del premio “Best Female” ai recenti MTV European Music Awards di Lisbona, la ventottenne colombiana Isabel Mebarak Ripoli, meglio conosciuta con il nome di Shakira, è arrivata in Italia per presentare il suo nuovo disco: “Oral fixation, vol. 2“, nei negozi dal 26 novembre. «Non si tratta della versione inglese di Oral fixation, vol. 1 – precisa la cantante – ma la seconda parte di un progetto nato doppio sin dall’inizio».

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Il titolo certo, lascia spazio a svariate maliziose allusioni ed in merito Shakira ha spiegato: «Sono molto colpita dalla comunicazione orale ed inoltre la bocca è un grande punto di piacere, con essa si canta, si bacia, si mangia la cioccolata. Questo titolo mi rappresenta molto. Nella copertina del vol. 1 ho voluto riproporre l’iconografia rinascimentale della madonna con bambino. L’essere umano comincia a conoscere il mondo con la bocca e si nutre succhiando il latte dalla mamma. Nel vol. 2, invece, ho voluto alludere alla tentazione del peccato originale, la bocca è qui associata al piacere, alla mela. Le copertine sono quindi legate, la prima è più freudiana, la seconda junghiana».
Alle allusioni comunque la cantante è sicuramente abituata. Il suo nome, infatti, che in arabo significa “donna piena di grazia”, in Tajikistan vuol dire vagina. Chissà se ne era al corrente quando ha scelto questo pseudonimo?

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How do you do” è la canzone che apre l’album. Qui la cantante, che è anche autrice dei testi, usa parole ebree ed arabe: «Ho scritto questa canzone chiedendomi il mio punto di vista sull’essere umano. Siamo una razza di predatori con aspetti sublimi e meravigliosi. Le parole che ho usato, nelle varie lingue, sono tutte simili: chiedono perdono per il senso di colpa che ci portiamo dietro per il fatto che ci sentiamo diversi, ma siamo fatti della stessa argilla».
Impegnato anche il testo di “Timor“, brano che chiude l’intero album: «Non ho la pretesa di voler lanciare messaggi al mondo, nessuno conosce la soluzione ai problemi che lo affliggono. Mi sono ispirata a quello che è successo a Timor. La vita di tutti è distratta dal consumismo, dalla moda, dalla cultura pop, non conosciamo a fondo le sofferenze del mondo. Sarebbe giusto invece non essere troppo distratti e accorgersene. C’è ancora troppa violenza, i diritti umani spesso negati. Mi sarebbe piaciuto vivere in un periodo rivoluzionario come il ’68 che ha portato novità in molti campi per rendere il mondo migliore. Sono convinta – prosegue – che la prossima sarà una rivoluzione del pensiero ed è nelle mani dei giovani di adesso, la prima generazione che può cambiare le cose. I nostri genitori avevano più vincoli e non erano così connessi come lo siamo oggi grazie alla tecnologia ed ai media che favoriscono la comunicazione».

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Don’t bother” è il titolo del singolo, il cui videoclip è costantemente trasmesso dai network televisivi: «Questa canzone rappresenta un aspetto dell’amore, il disamore. Certi brani nascono dalla necessità di noi artisti di esorcizzare le nostre paure, i nostri incubi. Le canzoni fanno un po’ da acchiappa-sogni, catturano l’incubo e lo portano via. L’estensione tipica della virilità di un uomo è la sua auto. Noi donne non abbiamo questo tipo rapporto con nessun oggetto. La più bella vendetta di una donna per un uomo infedele è distruggergli la macchina, come ho fatto in questo video che mi sono divertita molto a girare».
L’album gode anche della partecipazione straordinaria di Carlos Santana: «Gli ho telefonato – racconta Shakira – ed ha accettato facendo una performance fantastica. È un onore ed un privilegio che mi abbia prestato il suo genio».

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È recentemente tornato alla ribalta anche Ricky Martin, assente dalle scene dal 2003. Il suo esordio risale al 1997 con il tormentone “Maria“, da allora ha avuto un’incredibile escalation di successi planetari. Il suo brano “La copa de la vida” venne prescelto come canzone ufficiale dei mondiali di calcio del 1998. Persino Madonna ha voluto duettare con lui in “Be careful“. Poi è sparito per un po’.

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Eccolo che torna con “Life“, uscito il mese scorso, sintesi di influenze da molteplici realtà culturali, oltre che suo primo album in lingua inglese, ed arriva a Milano per presentarlo. Vestito sobriamente, jeans e maglietta, ha un fare elegante e saluta tutti con molta carineria. È sempre molto affascinante, seppure forse un poco ingrassato.
Lo stesso Ricky è coautore di molti dei brani contenuti nell’album ed ha ricoperto un ruolo essenziale nel processo di produzione, lavorando a fianco di alcuni dei più significativi personaggi del panorama discografico. Le registrazioni hanno avuto luogo a Miami, Los Angeles e Il Cairo, per gli arrangiamenti degli archi ha invece scelto l’India.

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«Ho incontrato eccellenti produttori e compositori, giovani talenti desiderosi di dare il massimo nella propria particolare espressione artistica – racconta Ricky – Un esperimento rischioso, perché ci stavamo addentrando in esperienze musicali che non avevamo mai affrontato prima, ma proprio per questo penso che l’album esprima un’incredibile spontaneità. Abbiamo lavorato senza seguire alcuna regola. L’intento era di ricominciare da zero, come se si trattasse della mia prima registrazione, in modo da poter presentare un sound inedito».
Ha definito questo come un album di transizione per il quale ha scelto la lingua inglese per comunicare meglio e con il maggior numero di persone.

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«Durante questi anni vissuti nel silenzio, lontano dai riflettori, ho avuto molto tempo per viaggiare e per confrontarmi con individui provenienti da ogni angolo del mondo – Brasile, Tailandia, India, Egitto – e da esperienze di vita di ogni sorta. L’incontro con queste culture, la cui influenza si è trasferita naturalmente anche nel processo creativo, mi ha insegnato che tutte le realtà sono fra loro in qualche modo connesse. Sono riuscito a focalizzare l’attenzione su cose molto semplici che possono però essere di straordinaria importanza per la vita. Credo che il nuovo disco possa essere definito ‘globale’. Il mio sogno è di unire i diversi stili di vita grazie alla mia musica. È per questo che sono passato da suoni rock a sonorità mediorientali, dal gusto asiatico all’hip hop, dal pop al reggae: per rendere il disco facilmente condivisibile dalle realtà culturali del mondo intero».
Life” è disponibile anche in formato DualDisc con immagini riprese durante il processo di realizzazione dell’album, fotografie, il video di “I don’t care” e video inediti con il commento di Ricky.
Il tour mondiale partirà dal Messico e nel 2006 arriverà anche in Italia. Un dollaro di ciascun biglietto venduto sarà devoluto in beneficenza ad una fondazione che si occupa di combattere la pedofilia ed il turismo sessuale verso i bambini.

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di Francesco Belais