Roma – Doveva essere una serata di protesta, si è trasformata in un appuntamento ad alta tensione. Un centinaio di persone ieri sera si sono riversate davanti al Coming Out, storico pub gay della capitale, per manifestare il proprio sdegno dopo l’ennesimo attacco omofobo che ha visto tristemente protagonista la città di Roma.
Una fiaccolata pacifica e spontanea organizzata dal movimento We Have a Dream ma immediatamente fatta propria da ArciGay Roma e dal Comitato Roma Pride 2010. Di fronte ad un plotone di fotografi e telecamere, i promoter del Pride Capitolino hanno così rubato la scena ai tanti che erano lì solo per dimostrare affetto e solidarietà al ragazzo pestato a sangue martedì notte, trasformando l’evento in una sorta di grande spot per l’evento da loro organizzato.
Il momento di tensione e di reale smarrimento si è però vissuto in serata, quando la fiaccolata, finite le interviste e le foto di rito davanti al Coming Out, è finalmente partita. Silenziosa e pacifica come suo solito, si è fatta spazio tra le strade della capitale arrivando fino al luogo dell’aggressione. Qui, secondo quanto riportato dal giovane picchiato, il proprietario di un bar si sarebbe rifiutato di prestargli soccorso, negandogli anche un paio di fazzolettini, chiesti per pulire e tamponare il sangue che usciva copioso dal viso tumefatto.
Il clima a questo punto si è surriscaldato. Dai manifestanti sono partiti dei cori, di rabbia e frustazione, per l’aiuto negato al giovane gay, mentre alcuni pacchetti di fazzoletti sono stati simbolicamente lanciati dentro il negozio. Gesti che hanno scatenato l’ira di Fabrizio Marrazzo, Presidente di ArciGay Roma che ha rivolto la sua rabbia contro gli stessi manifestanti credendo che non fosse quello, a suo dire, il famigerato bar. "Chiedete scusa", ha tuonato un furibondo Marrazzo, minacciando addirittura querele.
E’ servita a poco l’ammissione degli stessi gestori del locale di essere stati proprio loro i protagonisti della vicenda. "Siamo emotivamente scossi" ha provato a giustificarsi Marrazzo per la scenata eccessiva ed inopportuna che ha lasciato il segno sui manifestanti.
Quella che doveva essere una pacifica fiaccolata di protesta contro l’omofobia ha così confermato nel giro di poche ore i dissapori interni ed esterni all’associazionismo glbtiq capitolino, ormai storicamente diviso tra chi pensa quasi solo ad apparire e chi, incredibile ma vero, continua a credere alla lotta politica.