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TRANS LICENZIATA: PARLA IL SINDACO

“Non è mai stata assunta, quindi non può essere licenziata”. Respinge le accuse il sindaco del comune di Uboldo dove lavorava Fabrizia. Oltre 500 mail di protesta dai lettori di Gay.it.

VARESE – “Non è assolutamente vero che è stata licenziata per via del suo cambio di sesso. Lavorava per noi soltanto con un contratto a termine che, una volta scaduto regolarmente, non è stato rinnovato”. Sono le parole del sindaco di Uboldo (Va), Mario Piazza, che respinge l’accusa di discriminazione razziale nei confronti di Fabrizio B., il 50enne che si dice convinto di essere stato licenziato proprio perché ha avviato le pratiche per il cambiamento anagrafico del nome in modo da sostituire la ‘o’ di Fabrizio in ‘a’.
Dopo la lettura delle oltre 500 email di protesta che i lettori di Gay.it hanno inviato all’indirizzo del sindaco, sottoscrivendo la petizione lanciata dal nostro sito, Mario Piazza si difende: “Non vedo come si possa licenziare una persona che non è neppure assunta. Fabrizio lavorava per conto di una cooperativa e i nostri servizi sociali ma, ripeto, aveva un contratto a tempo determinato. Non abbiamo ritenuto di doverlo rinnovare. Dietro la nostra decisione vi sono altri motivi. Spiace che si stia creando questo caos attorno ad una questione che non esiste. E pensare che il nostro Comune lo stava aiutando a trovare una nuova occupazione”.
Ma se in Municipio a Uboldo respingono le accuse, la vittima del licenziamento non si dice soddisfatta: “Mi ritengo una donna a tutti gli effetti e il cambio di sesso l’ho fatto a 35 anni sottoponendomi ad interventi e cure per modificare il mio aspetto – racconta la 50enne -. Ma sono convinta che il licenziamento sia dovuto a questa decisione perché giunto in coincidenza con l’avvio da parte mia delle pratiche per il cambio anagrafico del nome. Un passo che non ho mai fatto per ragioni economiche. Adesso, grazie ad una proposta dei radicali divenuta legge, è possibile compiere questo passo limitando al minimo le spese”. Fabrizio oltre a lavorare per una cooperativa lavorava anche per conto dei Servizi Sociali del Comune seguendo un anziano non autosufficiente. “Questo incarico mi era stato affidato perché ho una invalidità al 90% dovuta ad una malattia diagnosticata cinque anni fa. Non avendo più un lavoro devo vivere con 230 euro mensili che percepisco per l’invalidità mentre prima potevo disporre anche di 600 euro della cooperativa e di altri 400 del Comune. Mi è stato tolto un lavoro senza ragioni valide e a nulla sono valse le mie richieste di spiegazioni sia alla cooperativa, sia in Municipio. La decisione di Fabrizio è stata sostenuta dai familiari e “il loro appoggio mi è servito per vincere diffidenze e pregiudizi. Frequento un gruppo di preghiera a Legnano e ho già deciso di non assumere più i farmaci vitali contro il mio male se il Comune non mi aiuterà. Il lavoro è un mio diritto”.