Trieste: serve una concezione europeista dei diritti - coppia mista - Gay.it Archivio

Trieste: serve una concezione europeista dei diritti

Rispetto delle leggi ma anche parità di trattamento e dignità. È questo che chiede una nuova associazione triestina dei Radicali in riferimento al riconoscimento dei matrimoni gay.

TRIESTE – Riconoscimento del matrimonio omosessuale e rispetto delle regole. È questo il breve e incisivo concetto, patrimonio della cultura radicale, che l’Giulio Papa a cui è stato concesso un congedo matrimoniale e per il quale il senatore leghista Roberto Calderoli ha chiesto in Senato una ‘censura’ del Governo contro il FVG. Su questo il presidente della regione Riccardo Illy dice: «Vedremo come si esprimerà il Parlamento. La nostra decisione – spiega – non ha nulla a che vedere con il merito, è una questione che riguarda l’applicazione delle norme europee in Italia. Noi riteniamo che il principio di reciprocità dell’applicazione delle norme dei vari paesi membri dell’UE andasse applicato anche in questa occasione. Quindi, posto che nozze anche tra persone dello stesso sesso sono ammesse in Belgio, oltre che in Spagna, se un cittadino italiano si è sposato in quel paese e chiede poi, essendo dipendente di un ente italiano come la nostra Regione, di avere la licenza per il matrimonio, riteniamo che applicando quella reciprocità delle norme, la licenza vada accordata. Questo non significa che noi siamo d’accordo con il fatto che ci sia la possibilità di matrimoni tra persone dello stesso sesso: è un altro problema. La Costituzione italiana dice anche – conclude Illy – che le norme sovrannazionali, che derivano dalla partecipazione dell’Italia a soggetti sovrannazionali come l’Unione europea, prevalgano sulle normative italiane e anche sulla Costituzione.»

Poi c’è stato il caso del certificato matrimoniale tra due uomini poi annullato. Una vicenda per la quale lo sposo gay di origine triestina F.C. rischia un processo per falso ideologico.
Clara Pomelli, segretario dell’ Associazione Radicali per il Friuli Venezia Giulia di Trieste, commenta: «Siamo in sintonia con la stigmatizzazione fatta dal primo cittadino relativamente alle modalità con cui F.C. (queste le iniziali del triestino residente in Spagna e lì regolarmente coniugato con E.R.) ha chiesto la trascrizione del matrimonio omosessuale contratto in un Paese che prevede tale istituto. Riteniamo altresì utile l’auspicato dibattito sui temi dei diritti civili e le relative tutele da attuare che, per quanto ci riguarda, si basano sull’unico, ineludibile, principio della pari dignità dei cittadini di fronte allo Stato. Crediamo però, contrariamente al Sindaco Dipiazza che, se pur il governo Prodi sta dimostrando gravi mancanze su questo argomento, ogni input di apertura verso una concezione europeista dei diritti delle persone omosessuali vada creata anche a livello locale. È per questo – continua Pomelli – che la neonata associazione triestina si prefigge l’intento di avviare percorsi giudiziari a fianco delle coppie che intendano presentare domanda di matrimonio civile seguendoli nelle inevitabili fasi successive di ricorsi ed appelli (così come in altre città italiane è già avvenuto). Allo stesso modo l’Associazione si pone al servizio anche di quelle coppie che intendano trascrivere matrimoni contratti all’estero per vedersi riconosciuti anche in Italia i relativi diritti e doveri, sempre sulla base di un percorso giudiziario che, ci auguriamo, possa fare leva e scardinare l’attuale chiusura del Paese alle ben più lungimiranti politiche inclusive di altri Stati che vantano efficaci politiche sociali e bilanci più equilibrati. Essendo tra gli obiettivi dell’associazione anche l’istituzione dei registri delle coppie di fatto nei vari comuni della regione, cogliamo l’occasione per chiedere al Sindaco di rendersi promotore di tale atto. Fin d’ora – conclude Clara Pomelli – ci rendiamo disponibili a redigere una mozione in tal senso che potrebbe da lui essere recepita ed attuata.»  (Roberto Taddeucci)