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UN FILM PERICOLOSO

‘Brokeback Mountain’ fa paura a tutti coloro che continuano a mettere la testa sotto la sabbia. Le prime scene dell’amore sofferto fra i due protagonisti valgono da sole l’intero film.

Quando ho sentito parlare per la prima volta di Brokeback Mountain non volevo crederci. Si diceva avessero cominciato a girare un film western a sfondo omosessuale, l’autore era uno dei migliori registi che ci siano in circolazione. Mesi dopo la realizzazione il film era alla mostra di Venezia. Ricordo di essermi tenuto in contatto con un’amica che aveva avuto la fortuna di partecipare per chiedere maggiori informazioni su questo film, lei risultò entusiasta, mi chiamò subito dopo la proiezione per informarmi che Ang Lee aveva fatto un film davvero speciale, sottolineò con enfasi che mentre aspettava di andare alla proiezione di un altro film aveva sentito i commenti di una giornalista di un noto quotidiano cattolico lamentarsi con un collega della pericolosità di quel film.

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Un film pericoloso, certo, perché aveva il coraggio di parlare di sentimenti reali che legano due uomini e di quanto male possano fare l’ottusità e l’ignoranza. Erano anni che non aspettavo l’uscita di un film con tanta gioia e desiderio. Il mattino successivo sono subito andato a comprare il libro da cui è stato tratto il film (“Gente del Wyoming” di E. Annie Proulx edito da Baldini e Castoldi) un racconto di una settantina di pagine, un esempio indiscutibile di ottima scrittura. Il libro mi ha emozionato e colpito, l’ho letto in un paio d’ore gustando ogni singola pagina, sentendo che quell’autrice era riuscita a trasmettermi qualcosa di profondo. Poi il film ha vinto il festival di Venezia e diversi mesi dopo anche quattro Golden Globe.

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Potrei dire che è vergognoso che i telegiornali e la televisione in generale non abbiano assolutamente parlato di questo film (del resto hanno fatto fatica a parlare di manifestazioni come quelle di Milano e di Roma che hanno portato in piazza più di 200.000 persone) ma credo che ormai sia inutile perdersi nelle abituali critiche e in polemiche, l’importante è che il film abbia trovato un buon riscontro nelle sale, alla faccia dell’Italia bigotta e di quella parte dell’America che ha cercato di eliminarlo dai circuiti.
Finalmente arriva il grande giorno, aspetto tutta la settimana per andarlo a vedere, le mie aspettative sono altissime. Vado al cinema da solo, in sala ci sono venticinque persone, le luci si spengono, il film comincia.

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La prima cosa di cui mi sono reso conto è che ero arrivato in sala con un’idea sbagliata perché mi aspettavo di vedere un buon film recitato e girato bene. Ma questo non è solo un film splendido, è anche un’acuta e profonda riflessione sulla vita, sull’amore, sulla disperazione, sulla solitudine e sulla morte.
Aveva ragione quella giornalista, questo è un film pericoloso. Un film che fa paura a tutti coloro che continuano a mettere la testa sotto la sabbia, un film che mette in evidenza quanto dolore possano creare tutti coloro che, ottusamente, non concepiscono l’amore e il rispetto nelle sue varie forme. Un film che molti uomini di destra e di centro e che molti esponenti del mondo cattolico vorrebbero mettere al rogo perché in questa pellicola ad essere rappresentati non sono le solite macchiette televisive tanto care agli eterosessuali, bensì sono personaggi reali, quotidiani, con le proprie paure e i propri scheletri nell’armadio, gente che soffre e ama sul serio. Sono quei maschi che bevono birra nei bar e che si danno amichevoli pacche sulle spalle, sono tutti coloro che non si possono individuare subito per via dei propri atteggiamenti.

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Sono quei personaggi che fanno terrore ad alcuni eterosessuali perché non possono cogliere quelle differenze che invece vorrebbero per poter dire “loro sono diversi”. Ed è soprattutto un film fatto di paesaggi, in cui la natura con la sua imponenza ha la meglio su noi piccoli esseri umani. Un film in cui la passione e i sentimenti non possono fare a meno di rivelarsi in una forza e un desiderio che cede ad ogni freno inibitorio. Le prime scene dell’amore sofferto fra i due protagonisti valgono da sole l’intero film.
Non vi aspettate azione o effetti spettacolari e neppure scene libidinose o sesso fine a se stesso. Questo è un film fatto con il cuore, un film che tutti/e dovrebbero vedere. Credo che ognuno di noi, in cuor suo, dovrebbe ringraziare il coraggioso Ang Lee (già autore, fra l’altro, del bellissimo Banchetto di nozze) per aver fatto un film che, ne sono certo, aprirà gli occhi a molta gente. Forse chi andrà a vederlo (se riuscirà a liberarsi dei propri stereotipi) capirà quanto sia inutile e doloroso cercare di nascondere i propri sentimenti e di quanto ignobile sia rimanere nel proprio pantano di pregiudizi e banalità. Lo vadano a vedere i leghisti che incitano tanto alla famiglia “normale”, lo vadano a vedere gli uomini di chiesa sempre pronti a dire che il nostro “non è amore” e non permettete a nessuno di dire che questo film non rappresenta il vero perché ogni singolo momento della pellicola potrebbe essere una parte della vita di ognuno di noi.

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di Marino Buzzi