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Un Natale al Caramel con Brad, Viggo e Naomi

Un Natale senza film a tematica ma con accenni GLBT: una parrucchiera lesbica in ‘Caramel’, la strepitosa scena in sauna di ‘La promessa dell’assassino’ e l’amore criptogay tra Bob Ford e Jesse James.

Niente film a tematica gaylesbo per Natale, quest’anno. Pace. Ma non per questo il nostro mondo è assente dal grande schermo e sono vari gli accenni, diretti o meno, ad amori/sentimenti/situazioni glbt. Ecco i cinque film per queste vacanze che più ci interessano, in rigoroso ordine alfabetico (due sono per le ragazze, e meno male, visto che quest’anno il lesbismo è andato per la maggiore):

L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford di Andrew Dominik Un lento, riflessivo, statico antiwestern di due ore e mezza dal titolo wertmülleriano sul celato amore fatto di sguardi e sussulti di cuore tra il superfriendly Brad Pitt, coppa Volpi meritata ma non troppo, e il femmineo Casey Affleck, adepto servile del fuorilegge Jesse James e divenuto suo killer per rivalità

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mimetica (e per l’ingente taglia: rappresentò a teatro più di 800 volte la messa in scena dell’omicidio ma non fu mai veramente amato negli States, che preferirono sempre e per sempre l’epica valorosa del bandito James). Profondità – e grandiosità – malickiane ideali per chi ama il cinema d’autore senza compromessi. Per gli altri, c’è Brad con cinturone e stivalazzi. Hai detto niente. Quasi un ‘Brokeback Mountain’ criptato e ai tempi del muto: l’epopea dell’eroe virile che si ama in silenzio e le cui ‘pistols’ sono in pratica quelle di Andy Warhol. ‘Clonesome’ cowboys!

Caramel di Nadine Labaki Una graziosa commedia libanese, meno dolce di quanto il titolo faccia intuire, su cinque inquiete signore di un istituto di bellezza di Beirut un po’ fatiscente in cui le cerette vengono fatte col caramello fumante. Una delle protagoniste, la silenziosa Rima (Joanna Mouzarkel), sciampista inseparabile dalle sue cuffiette, si innamora di una nuova fascinosa cliente con lungo capello nero e porro sulla narice sinistra, “entrata per caso nel negozio perché non sapeva che cosa fare”. Tra tocchi almodovariani – un tentativo di ricostruzione della verginità sotto

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falso nome in una clinica – e malinconiche riflessioni sulla vecchiaia (la sarta con sorella matta innamorata di un anziano cliente americano), un curioso e gradevole pastiche esotico in cui il desiderio di rinnovamento anche della morale sessuale – un taglio di capelli diventa simbolo di una nuova identità femminile – preme con vitalità contro i tradizionalismi mediorientali. Difetto: il film è stato girato prima dell’escalation di esplosioni a Beirut, ok, ma la guerra, onestamente, dov’è?

L’età barbarica di Denys Arcand Più che un seguito dell’ottimo ‘Le invasioni barbariche’, come il manifesto italiano ci fa credere, una variante ‘da ufficio’ della cupa visione del mondo del buon regista canadese, autore di ‘La natura ambigua dell’amore’, thriller queer del ‘93.
L’opaco Jean-Marc LeBlanc (Mark Labrèche) mal sopporta il suo

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lavoro di impiegato ministeriale presso l’ufficio reclami e in famiglia le cose non vanno meglio, tra moglie distratta e figlie videodipendenti. Si rifugia così in un mondo immaginario fatto di bollenti harem saffici e bizzarri tornei cavallereschi.
Nel calderone c’è un po’ di tutto, e contro i nuovi barbari lo stesso Arcand ha detto tutto – e meglio – anni fa. Per le ragazze c’è un’intrigante collega omosessuale arrivista e varie donne nude ‘lesbichine’ nei sogni di Jean-Marc. Diane Kruger è bellissima, ma sembra più ‘Barbarella’ che barbarica.   

Paranoid Park di Gus Van Sant Stasi contemplativa, amore per la gioventù, la forza dell’amicizia. Questo e ben altro nel nuovo, altissimo film di Gus Van Sant, sperimentale nella forma e profondamente morale nel contenuto: un delitto casuale trasforma un ordinario racconto di formazione in una discesa nell’abisso della colpa di uno skater adolescente, travolto dalla consapevolezza della

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morte della propria giovinezza e inconsapevole della possibilità della salvezza nel privilegio della confessione.
Cast di non professionisti (perfetti, ma Gabe Nevins brilla su tutti) trovati su MySpace. Se chiunque è un attore, un regista così non si può certo improvvisare. Colonna sonora da antologia. Grande Gus.

La promessa dell’assassino di David Cronenberg Uno dei migliori Cronenberg di sempre, cupo e livido, immerso nella notte londinese corrotta dalla mafia russa e da tutte le mafie, interpretato magnificamente – Mortensen, Cassel e Mueller-Stahl sono una perfetta trinità maligna, Naomi Watts una luminosa madonna – grazie anche a una imprevedibile sceneggiatura coi fiocchi (firma Steve Knight di ‘Piccoli affari sporchi’).

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Quattro minuti quattro di una scena già cult: Viggo/Nikolai resta solo in una sauna fatiscente e si trova a fronteggiare, completamente nudo, due sicari di pelle vestiti e armeggianti con pericolosi coltellacci affilati. Naked action all’ennesima potenza.