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UNA STELLA ANTI-GAY

Polemiche sull’articolo di una psico-pedagogista veronese ospitato su vari siti cattolici, tra cui quello dei Papaboys. Abbiamo voluto vederci più chiaro e abbiamo scoperto che…

ROMA – Stimolati dalle reazioni di esponenti della comunità lgbt, nonché dalle diverse segnalazioni giunte in redazione, siamo andati a leggere con interesse e senza preconcetti un articolo abbondantemente diffuso da molti siti di area cattolica dallo stuzzicante titolo “Gusti sessuali e legge“, a firma Patrizia Stella, Dottore in Psico-Pedagogia. E’ una “lettera aperta alle autorità civili e religiose” nella quale l’autrice sostiene, tra le altre cose, che il riconoscimento legale alle coppie “lo si deve dare solo rispettando l’ordine della natura che è quello voluto da Dio”, che avviare una regolamentazione giuridica delle unioni tra persone dello stesso sesso creerebbe “i presupposti per aprire la strada a qualunque altra forma di rapporto, anche le più aberranti”, che al giorno d’oggi c’è “il pericolo di considerare il comportamento omosessuale come normale e lecito” e che “il ruolo della Chiesa e del cristiano, non è solo quello di alleviare pietosamente le ferite lasciando “l’ammalato” nella sua cancrena, bensì è quello di avere “dell’ammalato” una stima e una fiducia tali da saper usare anche il bisturi pur di farlo guarire.” Dice anche molte altre cose e chi vuole leggerlo lo può trovare facilmente ripetuto in molti catto-siti, facilmente individuabile tramite un qualsiasi motore di ricerca.
Nonostante il modo in cui la digressione è firmata ponga ben in evidenza lo status di Dottore in ambito psico-pedagogico anche ad una prima lettura il pezzo non ci è sembrato particolarmente ben “ancorato” ad aspetti scientifici, ma piuttosto un’esternazione delle personali convinzioni sociali e religiosi della signora Stella. L’unico riferimento presente è ad Albert Gorres, psicologo esistenzialista vicino al Vaticano, non particolarmente noto ma citato in qualche occasione da Ratzinger. Tuttavia, interessati a capire meglio, abbiamo contattato la dottoressa Stella direttamente e lei ha cortesemente accettato di parlare con noi. Tra le prime cose che abbiamo voluto mettere in chiaro ci sono ovviamente le sue credenziali accademiche e sapere qualcosa di più sul suo background scientifico. Ecco quello che ci ha risposto: “Mi sono laureata nell’87 in pedagogia a Verona, poi ho fatto altri corsi, anche presso il seminario, ad esempio ho il diploma in scienze religiose. Anche se, e questo lo devo dire, non ho mai ufficialmente esercitato, perché ho lavorato in un’assicurazione, dove mi occupavo un po’ di tutto, anche del personale. Non ho mai aperto uno studio, lo faccio comunque nel privato, senza retribuzione. Faccio delle consulenze anche per il consultorio familiare di Verona, per il Movimento Vita, per questi gruppi di ispirazione cattolica, come volontaria.” La signora Stella non è iscritta a nessun albo professionale (“No, al momento no, non posso”) e da quello che ci ha detto non è emersa nessuna preparazione specifica né nessuna formazione accademica o lavorativa o professionale correlata ai temi dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere.
A parte ai siti cattolici ha proposto questo suo articolo anche a qualche pubblicazione di carattere scientifico? “No. L’ho mandato solo a qualche sito che conoscevo… Ho scritto in passato anche altre lettere, sulla famiglia, sulla donna, sul divorzio. Mi hanno anche scritto dal Ministero delle Pari Opportunità di Roma, dicendomi che apprezzano quanto affermo sul diritto di famiglia e sulla legge sul divorzio, dove io punto il dito contro la donna, perché la donna fa e disfa e certe volte approfitta della situazione e mette sul lastrico il marito.” Ci complimentiamo pubblicamente col Ministero delle Pari Opportunità per la levatura scientifico-accademica delle persone con le quali si mettono in contatto per complimentarsi. Infatti la signora Stella è una donna dalle forti convinzioni, sociali ma soprattutto religiose, e fermamente intenzionata a farle conoscere al mondo. Chi vuole può anche dilettarsi a leggere on-line un altro suo imperdibile intervento nel quale disquisisce dal punto di vista morale sulle implicazioni del disastroso Tsunami del dicembre scorso. Anche qui non manca di scagliarsi contro “lo sfascio della famiglia causato da leggi inique”, “la pornografia dilagante” e “il libertinaggio sessuale, anche nelle sue forme contro natura, giustificato e ostentato sfacciatamente anche nella vita pubblica con la pretesa di considerarlo un diritto da legalizzare.”
Durante la mia piacevolissima e per molti versi surreale conversazione con la signora Stella ho cercato varie volte, invano, di capire se per lei l’omosessualità fosse o meno una malattia. Su questo punto l’ho pregata di rispondermi in qualità di psico-pedagogista, non di credente, perché quando si entra nel campo delle convinzioni spirituali e religiose tutto è molto soggettivo. “Non la ritengo una malattia. È frutto o di cattive abitudini o di cattive esperienze, che non si sono curate.” Curate? Ma allora, penso, è una malattia, da curare? Chiedo chiarimenti: “Una malattia potrebbe essere anche incurabile, certe volte, uno dice vabbe’ non si può curare e cerchiamo di barcamenarci come meglio possiamo, soffrendo il meno possibile, spassandocela più che possiamo e buona notte, come succede in altre malattie. Ma non la ritengo una malattia, è frutto di traumi, soprattutto dell’infanzia, o cattive esperienze in famiglia, o reazioni per esperienze negative con certe donne, soprattutto a livello affettivo, e poi sa è tutta una catena da cui è difficile liberarsi, soprattutto se uno non lo vuole. Ma si può, si può, in tanti ne sono usciti…magari per via della privacy uno non è che dice nome e cognome ma ci sono state anche persone che hanno voluto rimanere nell’anonimato che ringraziano queste associazioni, l’ho sentito anche alla radio, a Radio Maria, dove raccontavano di questi psichiatri anche miscredenti che hanno aiutato queste persone ad uscirne.”
Mentre la ascolto parlare cerco di districarmi in tutto questo garbuglio assai poco scientifico di pensieri e parole. La signora Stella mi dice di aver conosciuto persone che vivevano quella che lei definisce ripetutamente come “debolezza” e che per loro ha solo un consiglio, anzi tre: pregate, pregate, pregate. E conclude: “Tutti più o meno crediamo, chi più chi meno, allora io dico: se certi comportamenti, come quello omosessuale, comportano della sofferenza…offritela al Signore, perché non ci sarà alcuna legalizzazione che potrà togliervi la sofferenza, perché la coscienza c’è, che vi aiuti e che abbia misericordia di voi. Mi auguro che attraverso la preghiera potrete sublimare anche questa debolezza e dire: Signore aiutami perché non ce la faccio, piuttosto che al contrario volere a tutti i costi la legalizzazione. Questa è una cosa che il Signore non accetta, è una cosa brutta volere a tutti i costi ragione, io più di così non saprei che cosa augurarvi, né che cosa dirvi.”
Nonostante i miei sforzi ho dunque fallito miseramente nel tentare di strappare alla dottoressa in psico-pedagogia veronese, celebratissima dai siti cattolici, un solo concetto o dato di fatto anche solo vagamente scientifico. Alla base di tutto dalle nebbie del tempo ecco che riemerge sempre e solamente l’implacabile condanna biblica. Dunque siamo nel campo delle idee e dei dettami della religione che, perlomeno in uno Stato laico e democratico, sono certamente rispettabili e possono benissimo essere messi in pratica nella propria vita da chi è credente, ma da questo a volerli estendere in nome dell’ordine naturale voluto da Dio a tutti quanti indistintamente (non credenti compresi) ce ne corre. Ancora più fastidioso, a mio avviso, è il ricorso all’esibizione di un titolo di studio, di una laurea, per poi dire cose e sostenere tesi che sono tutto meno che scientifiche o accademiche.
Visto che uno dei siti che ha pubblicato l’articolo della Dr. Stella è stato quello dei PapaBoys abbiamo parlato anche con Daniele Venturi, portavoce di questa associazione già in precedenza criticata per via di un precedente articolo di testimonianza di presunte “guarigioni” dalla gayezza (aspetto questo trattato sia da noi che da altre testate). Venturi ci ha detto: “Noi non vogliamo certamente offendere nessuno. Se uno crede che in Cristo siamo tutti fratelli è chiaro che assolutamente non abbiamo problemi con nessuno. Ci siamo invece visti attaccati da certi articoli, secondo i quali i Papaboys avrebbero attaccato i gay. Non abbiamo attaccato nessuno. Personalmente avrei reagito diversamente e chiesto degli approfondimenti. Avrei chiesto: se uno pubblica delle cose ne è scientificamente sicuro? E noi avremmo risposto: certo che ne siamo sicuri, non è che ci mettiamo a scrivere delle testimonianze di folli che studiano una vita per dire delle eresie. Le eresie c’è già chi le dice in questo mondo.”
Appunto. Alla luce di quanto esposto ci pare evidente che le cose non stiano esattamente in questi termini. Pubblicando articoli di questo tenore i siti coinvolti corrono a mio avviso un doppio rischio: quello di perdere qualsiasi grado di credibilità (perlomeno di tipo scientifico) e quello di far nascere nel lettore il sospetto che si dia spazio a tutto ciò che possa portare acqua al proprio mulino, reiterando senza fine la necessità per tutti di preghiere e pentimento. Sul tema specifico dell’omosessualità viene dato risalto ad articoli di persone che esibiscono un titolo di studio ma che poi (se si va a vedere meglio, e neanche tanto in profondità) non hanno esperienze specifiche a livello professionale di nessun genere in tale ambito. Siamo in un terreno delicato. Certi concetti (come quello del “contro natura”) e certe affermazioni che riguardano la personalità e i diritti di altre persone hanno in sé il potenziale di influire negativamente sulla qualità della vita di tali persone, e delle loro famiglie. Sarebbe allora forse più corretto, si potrebbe anche dire intellettualmente onesto, far firmare tali “esternazioni” semplicemente con nome e cognome, lasciando da parte pretese di attendibilità scientifica che si rivelano poi essere nel migliore dei casi carenti e nel peggiore totalmente assenti.
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