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UNA STORIA D’AMORE

Agostino e Ottavio, sette anni insieme. Finché il più giovane non si ammala gravemente. Un calvario comune a molte coppie di fatto. Forse anche la vostra. Che potreste raccontare in un libro.

ROMA – Il mondo della sofferenza ci coglie sempre impreparati e attoniti di fronte al dolore. Quello delle speranze comuni attraversa la coscienza dei legislatori – nel caso che trattiamo – coloro, cioè, che dovrebbero sancire una adeguata legge per tutte le coppie di fatto. La storia di Agostino è lì, impregnata di ricordi, tolleranze e complicità; un amore rapito dalla morte che dilegia la vita nel peggiore dei modi. Conosce Ottavio e tra i due nasce amore e complicità all’ombra dei Castelli romani. Ottavio è molto più giovane, proviene da una numerosa famiglia dell’entroterra calabro e trova felice la proposta di Agostino di vivere insieme a Frascati. «Andavamo in vacanza dai suoi, accolti come fossimo una coppia sposata. Dormivano su un letto matrimoniale; ci coccolavano, ma non hanno mai voluto sapere nulla della nostra vita comune. Forse li spaventava la vita di coppia tra due uomini. Credo che prima o poi dovrò raccontare loro il mio amore per Ottavio», racconta Agostino. Vi è sudditanza tra una coppia che si differenzia di circa 25 anni? «Proprio nessuna – replica Agostino – io e Ottavio subivamo le diaspore e le gioie di ogni coppia che si vuol bene. La base per entrambi era il rispetto e la comprensione. A volte mi sentivo padre e tutela per un ragazzo più giovane di me, ma questo inorgogliva entrambi per lo scambio esperienziale che finivamo per avere. Scappatelle? Certo, ma il rapporto è rimasto sempre quello di due che si amano.»
A 16 anni Ottavio, come la maggioranza dei suoi coetanei nati in un Mezzogiorno senza prospettive né speranze, si allontana da casa. La precarietà della sua esistenza è fatta di lavori in nero, di spese difficili da sostenere, di qualcuno che gli assicuri un amore sincero. Agostino è la garanzia dei sentimenti cercati, e naturalmente l’aiuto a una vita più degna. La storia d’amore e di coppia dura circa sette anni. In un angolo buio, sosta in attesa la tragedia e il calvario. Ottavio si ammala nel 2002: ha febbri altissime, si sottopone ad accertamenti clinici. La diagnosi è: linfoma di Okscid. Viene internato allo Spallanzani di Roma. «Desideravo su me tutto quel dolore», dice Agostino, passando le mani sugli occhi inumiditi «Dopo una biopsia al linfonodo del collo, una al fegato, un’altra biopsia epatica (due volte); biopsia lombare (quattro volte); e alla fine la maledizione finale dopo una biopsia al cervello. Sentivo che se ne stava andando qualcosa di assoluto per la mia vita, di irripetibile. E in quei momenti non bastava neppure il pensiero di quanto amore viveva tra noi, mentre la disperazione cerca altri tempi da vivere che non sono più ragionevoli, perché sono solamente dei sogni smarriti.»
Confesso il personale smarrimento, ma la storia di Agostino deve continuare a essere narrata perché appartiene a tutti. Chiediamo se ha avuto problemi e incomprensioni con i medici. «Allo Spallanzani tutto il personale è più che comprensivo. I medici mi tenevano informato, permettendomi di assistere Ottavio. Vi erano problemi logicisti, dovendo andare a lavorare. I genitori e un fratello in particolare si avvicendavano con me nelle ore notturne. Ma questa stramaledetta legge che manca in Italia sulle coppie di fatto, mi ha creato problemi e porte chiuse.». Quando Ottavio si ammalò, fece domanda d’invalidità e successivamente la richiesta di accompagno (il diritto a usufruire di 3 giorni al mese dal lavoro per accompagnare l’ammalato alle visite mediche). La legge 104 nega ad Agostino questo diritto, in quanto coppia non riconosciuta. Nel novembre 2003 chiedono un aiuto finanziario al Comune di Frascati: niente! Ma sentite questa: «Dal giorno della visita per ottenere l’invalidità – racconta Agostino – la Usl ha 90 giorni per comunicare l’esito della richiesta. Ottavio è stato visitato il 19 dicembre 2003 e ho ricevuto risposta dall’Usl il 30 aprile 2004. Troppo tardi! In fondo alla lettera scrivono: ‘rivedibile fra 3 anni’. Una beffa odiosissima.».
La notte del 23 marzo i medici constatano l’aggravarsi di Ottavio. Al capezzale una sorella e il suo compagno. Nessuno dei medici comprende che la cosa è molto più seria. Agostino alle 9 del 24 marzo, bacia Ottavio e si reca al lavoro. Alle 10,30 il cuore di Ottavio cessa di battere.
Al di là dell’insopportabile dolore, Agostino continua a chiedersi perché uno Stato civile e progressista come il nostro non lo ha potuto tutelare. E di Agostino in giro ve ne sono davvero molti.
Dice Franco Grillini: «Quello di Agostino è un caso che abbiamo seguito, perché è paradigmatico della questione sulle coppie di fatto, soprattutto in una regione come quella del Lazio. Uno dei primi atti che fece Storace quando diventò presidente, fu quello di cancellare la legge sull’assistenza fatta dal centrosinistra. La vicenda di Agostino è il paradigma di una politica crudele, ai limiti della cattiveria gratuita, attuata dal centrodestra che nel fare discorsi di carattere familista finisce per escludere moltissime persone dall’area dell’assistenza. Ottavio e Agostino erano due persone che stavano insieme; finché avevano un reddito tutto filava liscio, quando la disgrazia si è abbattuta su uno dei due le istituzioni se ne sono lavate egregiamente le mani, buttando nella cupa disperazione il partner. Il Pacs che stiamo discutendo è fatto di diritti ma anche di obblighi tra le coppie. Credo che il dibattito parlamentare debba fare da sponda ad una iniziativa forte nel Paese, perché l’opinione pubblica sappia di preciso di cosa stiamo parlando. Sia anche un incentivo per le coppie di fatto a fare come ha fatto Agostino: spiegare la loro vita e i problemi che nascono dall’assenza di una legge. Lanciamo insieme questa proposta: coloro che vogliono raccontarsi, collaborando alla battaglia per il Pacs, scrivano a info@gaynews.it o a m.cirrito@espressoedit.it o alla redazione di Gay.it. Faremo un istant-book che ci aiuterà moltissimo. La stessa proposta è rivolta a tutte le coppie di fatto gay e non che vogliono rendere visibile il loro rapporto.»
E’ il momento di darsi voce e coraggio, e soprattutto una legge adeguata. La storia di Agostino appartiene a tutti; può diventare anche la nostra.

di Mario Cirrito