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Unioni Civili: da domani sedute notturne in commissione Giustizia

Il fronte del “no” annuncia battaglia. Sabato il quindicesimo Pride, a Reggio Calabria.

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Inizia domani il Commissione Giustizia al Senato la discussione degli emendamenti, con conseguente voto, presentati al DDL Cirinnà. Sono previste, tra domani e dopodomani le sedute notturne. Lo ha confermato a Gay.it la senatrice Monica Cirinnà, relatrice del testo. È previsto, infatti, per domani mattina l’arrivo alla seconda commissione del parere chiesto alla commissione Bilancio che, ricevuta la relazione del ministero dell’Economia e delle Finanze, darà il suo via libero alla discussione del testo. È in queste sedute che si vedrà a che ritmo procede il dibattito e se NCD continuerà a fare ostruzionismo o no. Dall’atteggiamento del partito di Alfano dipendono i tempi della commissione e, di conseguenza, quelli di arrivo del testo all’aula del Senato dove il DDL è atteso tra il 3 e il 7 agosto, prima della chiusura estiva.
Questo il calendario stabilito nell’ultima assemblea dei capigruppo del Senato che però dipende dai lavori della commissione Giustizia.
In discussione ci sono più di un migliaio di emendamenti e in ballo, come riportano le agenzie, c’è ancora l’ipotesi che per accelerare i tempi, il DDL arrivi a Palazzo Madama nella sua versione attuale, il che significa che la relatrice in aula non sarà più la senatrice Cirinnà.

PRESIDII SOTTO IL SENATO E RACCOLTE DI FIRME: IL FRONTE DEL “NO” ANNUNCIA BATTAGLIA

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Intanto, dal fronte del “no”, si serrano le fila e il comitato “Difendiamo i nostri figli”, lo stesso che ha organizzato il Family Day, fa sapere che è pronto a “inondare il Parlamento con le firme democraticamente raccolte di milioni di italiani, per riaffermare il superiore interesse dei minori di crescere con la loro mamma e il loro papà”. L’organizzazione, guidata da Massimo Gandolfini, annuncia che “già mercoledì 29 luglio alle ore 15 cominceremo a raccogliere le firme proprio davanti al Senato con un presidio per ricordare ai nostri rappresentanti che il popolo italiano è fermamente contrario al matrimonio gay e più ancora che i bambini vengano adottati dalle coppie gay o acquistati sul mercato degli uteri in affitto” e accusa Cirinnà di “tentare la fuga in avanti” nonostante “il no di oltre un milione di persone in piazza San Giovanni”. Una email con questo testo e l’annuncio della petizione e dei presidi è stata inviata ad onorevoli e senatori.

IL MOVIMENTO LGBT TORNA IN PIAZZA: SABATO IL PRIDE DI REGGIO CALABRIA

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Sabato 1 agosto, intanto, si svolgerà il 15esimo pride del 2015, quello di Reggio Calabria, che terminerà sul lungo mare. “Sappiamo già che sarà partecipatissimo – annuncia Flavio Romani, presidente di Arcigay -, lo vediamo dall’attenzione che la gente per bene sta manifestando in queste settimane, dalle istituzioni, ai commercianti passando per le altre associazioni. Le persone scenderanno con noi in piazza come hanno già fatto già negli altri pride, col sorriso e la determinazione di portare l’Italia a fare un passo in avanti e cancellare la vergogna di questo Paese che è sempre più inguardabile rispetto agli spunti che ci arrivano dai paesi che ci circondano”. Mai come quest’anno, infatti, l’Onda Pride ha registrato un’ampissima partecipazione da parte non solo della comunità lgbt, ma anche da parte di moltissime persone eterosessuali, scese a manifestare per i diritti cvili. “Anche nelle città in cui il pride si svolgeva per la prima volta – continua Romani -, abbiamo assistito ad un successo clamoroso, tale che gli organizzatori erano strabiliati per la quantità di gente, l’esplosione di accoglienza e l’abbraccio ricevuto”. “Nelle città storiche, poi, è stato evidente l’aumento della partecipazione – spiega il presidente di Arcigay – assolutamente inaspettato. È una reazione alla piazza dell’odio del 20 giugno e alle fandonie di chi parla di ideologia del gender. Hanno stancato e in molti si sono sentiti chiamati in causa per difendere l’Italia da queste porcherie che vogliono diffondere”. 15 pride, due più dello scorso anno, hanno attraversato l’Italia da nord a sud. “Siamo diventati la nazione dei pride – prosegue Romani -. Tenere conto di tutte queste piazze è un dovere del nostro Parlamento e vedremo se vorrà considerare il messaggio chiaro che arriva dal Paese”. “Nonostante i continui rinvii – conclude -, ci stiamo arrivando: ormai è evidente. Anche se la legge Cirinnà non è quello che vorremmo ed è già vecchia di 15 anni, faremo di tutto perché arrivi integra in Parlamento e passi senza mediazioni al ribasso”.