UOMINI, VISTI DA UN CANE - cane padrone - Gay.it Archivio

UOMINI, VISTI DA UN CANE

Un vecchio omosessuale ubriacone e inconcludente è casualmente il padrone del quadrupede protagonista di “Timoleon torna a casa”, splendido romanzo di Dan Rhodes.

Non poteva augurarsi un debutto migliore Dan Rhodes. Il suo primo romanzo, Timoleon Vieta Come Home, è stato accolto calorosamente dalla critica britannica. Per la verità non si tratta di un esordio. Fin dalla sua prima esperienza editoriale, Anthropology and a Hundred Other Stories (2000), il “Times” lo aveva salutato come una delle rivelazioni della stagione letteraria e la raccolta di racconti Don’t Tell Me The Truth About Love (uscito da Garzanti nel 2002 col titolo Non ditemi mai la verità sull’amore) ha confermato le sue doti di abile e originale narratore.
Qualche mese fa la prestigiosa rivista inglese “Granta” lo ha incluso fra i migliori giovani scrittori del 2003 e questo gli ha fruttato l’attenzione del pubblico e dei media all’uscita della sua prima lunga prova narrativa. Le aspettative non sono state deluse. Il romanzo in Gran Bretagna ha ricevuto lusinghiere recensioni da più parti ed è tuttora un bestseller. Quest’estate il libro è stato tradotto in Spagna e ora esce qui da noi col titolo Timoleon torna a casa (Garzanti, 171 pagine, 13,50 euro).
Il giovane scrittore inglese (31 anni) dice che sta vivendo un felice momento da rockstar anche se rimane una persona schiva e, fondamentalmente, un tipo da pub. Ma si tratta di una bella rivincita dopo i primi difficili anni in cui ha faticato a trovare una casa editrice disposta a dargli credito. Questo stesso romanzo non è piaciuto all’editore delle due prime raccolte ed è stato pubblicato presso altri.
In effetti si tratta di un romanzo dall’impianto narrativo molto poco convenzionale. Un cane dagli occhi belli come quelli di una bambina accolto da un vecchio inglese, Cockroft, che gli dà lo strano nome di Timoleon Vieta. Il vecchio vive nella campagna umbra e si affeziona moltissimo al bastardino. È un musicista in declino che riesce a sopravvivere dei magri diritti d’autore e che soffre tremendamente la solitudine tanto che durante ogni visita in città dissemina i suoi biglietti da visita a tutti i bei ragazzi che incontra. Uno di questi un giorno si presenta alla sua porta e si stabilisce lì. Dice di venire dalla Sbonia. È un tipo taciturno e strano. Fin da subito non va d’accordo con il cane, lo odia e convince il suo padrone ad abbandonarlo. Il vecchio che non vuole perdere la compagnia del ragazzo con il quale è riuscito a stabilire uno squallido “accordo” sessuale è molto addolorato di separarsi dal suo amatissimo cane e decide di farlo in un bel posto come il Colosseo di Roma. A questo punto il romanzo si trasforma diventando una raccolta di brevi racconti che narrano la vita delle persone che Timoleon Vieta incrocia nel suo lungo cammino verso casa. Sono quasi tutte storie dolorose come dolorosa è l’esistenza di Cockroft e del Bosniaco ma lo scrittore ha la capacità qua e là di far ridere il lettore con situazioni di amarissima comicità. Da segnalare il modo in cui il cane viene rappresentato. Dan Rhodes non cade nella tentazione di umanizzarlo, come spesso succede nei racconti su animali, ma lo descrive sempre per quello che è: un cane che silenziosamente esprime la sua devozione al padrone, capace di un gesto estremo come quello di percorrere centinaia di chilometri per ritornare da lui. L’autore si cala invece totalmente nei personaggi che via via presenta, ai quali dà voce con un intensità che molto spesso commuove. Cockroft, un vecchio ubriacone e inconcludente, finisce col risultare simpatico per la drammatica umanità che lo scrittore riesce a infondergli.
Dan Rhodes si è detto felice della pubblicazione del libro in Italia, perché l’idea della storia è nata proprio durante un viaggio nel nostro paese. Avrebbe voluto tornare a condurre delle ricerche per il libro ma non se l’è potuto permettere e allora si è affidato alla sua guida Let’s Go To Italy!
Stupisce che nelle note di presentazione a questa edizione italiana non si menzioni l’omosessualità del protagonista. È vero, e non possiamo che esserne lieti, che la letteratura di argomento gay va oggi verso l’universale. Cioè, personaggi o tematiche omosessuali sono sempre più frequentemente mescolati con altri temi, così come avviene nella vita. Però questa omissione nel risvolto di coperta e negli annunci promozionali, desta qualche sospetto. Forse menzionando l’omosessualità l’editore temeva di falsare i contenuti del libro ma rischia così di perdere una porzione di pubblico sempre più attento e consapevole agli argomenti che lo riguardano. L’industria della comunicazione in Italia ha fatto in questi anni passi da gigante ma deve perdere ancora quel piccolo residuo di perbenismo che ci fa apparire ancora molto provinciali agli occhi degli osservatori stranieri.

Dan Rhodes
Timoleon torna a casa
Garzanti, 171 p., 13,50 euro

di Alberto Bartolomeo