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Uruguayano sposa un italiano: ottiene permesso di soggiorno

La Questura di Reggio Emilia ha rilasciato il documento per “motivi familairi” dopo che la coppia ha vinto un ricorso al Tribunale di Reggio Emilia. La sentenza si basa sul Trattato di Nizza.

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"Permesso di soggiorno per motivi familiari". Così recita il documento rilasciato dalla questura di Reggio Emilia a Rafael, un ragazzo di origini uruguayane che ha sposato in Spagna Flavio, italiano. Un precedente importantissimo che va ad aggiungersi alla sentenza della Cassazione di qualche giorno fa.
Il rilascio del permesso di soggiorno per Rafael è stato possibile grazie al ricorso vinto lo scorso 13 febbraio dalla coppia. A renderlo noto è l’Associazione Certi Diritti che, con la collaborazione legale dell’avvocato Giulia Perin, ha seguito il caso della coppia fin dall’inizio.
Va precisato che la sentenza del Tribunale e il conseguente rilascio del permesso di soggiorno non fanno in modo che il matrimonio tra i due sia trascritto in Italia, dato che il diritto familiare è materia che riguarda i songoli Stati dell’Unione Europea. Piuttosto entrambi si rifanno al Trattato di Nizza che sancisce la libera circolazione dei cittadini europei e dei loro familiari al quale l’Italia deve attenersi.

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"Il Tribunale – spiega Certi Diritti – aveva quindi accolto il ricorso ai sensi del D. Lgs. 30/2007, legge che da’ attuazione alla Direttiva 2004/38/CE, sul riconoscimento del diritto di soggiorno ai familiari (anche stranieri) dei cittadini dell’Unione europea". "Nel ricorso – precisa ancora l’associazione – si era fatto riferimento alla  sentenza n. 1328/2011 della Corte di Cassazione che  afferma: a) la nozione di "coniuge" prevista dall’art. 2 d.lgs. n. 30/2007 deve essere determinata alla luce dell’ordinamento straniero in cui il vincolo matrimoniale è stato contratto e che b) lo straniero che abbia contratto in Spagna un matrimonio con un cittadino dell’Unione dello stesso sesso deve essere qualificato quale "familiare", ai fini del diritto al soggiorno in Italia. La sentenza si è richiamata alla sentenza della Corte Costituzionale n. 138 del 2010 che afferma, tra l’altro, che  l’unione omosessuale, "intesa come stabile convivenza tra due persone dello stesso sesso", spetta "il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia" e che il "diritto all’unità della famiglia che si esprime nella garanzia della convivenza del nucleo familiare (…) costituisce espressione di un diritto fondamentale della persona umana".

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Insomma Rafael e suo marito sono stati considerati a tutti gli effetti come una famiglia ed è la prima volta in Italia che un documento mette nero su bianco che due gay che formano una coppia hanno tra loro un rapporto "familiare". "Un altro grande passo verso la civiltà – commenta l’associazione radicale Certi Diritti – per il superamento delle disuguaglianze e delle discriminazioni".
Per l’onorevole Paola Concia del Pd, questa sentenza è "un altro importantissimo segnale che arriva alla politica italiana dopo le storiche sentenze della Corte di Cassazione, della Corte Costituzionale e il pronunciamento del Parlamento Europeo". "E’ ormai evidente che la magistratura italiana è chiamata, suo malgrado, a riempire un vuoto normativo che risulta inaccettabile per un paese che vuole stare dentro l’Europa – continua la deputata -. Il ricongiungimento familiare e la libera circolazione sono pilastri fondamentali del processo di integrazione europea e il Governo Monti dia prova di credere fino in fondo nell’Europa, perché non si può essere europeisti sui temi dell’agenda economica e non esserlo quando si parla di leggi di civiltà". Per Franco Grillini. responsabile diritti civili  per l’Idv si tratta di "una svolta nella legislazione perché riconosce gli effetti giuridici anche per l’Italia del matrimonio celebrato in Spagna tra due persone dello stesso sesso".