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USA: è gay il nuovo coordinatore nazionale anti-Aids

Giuramento con personalità di stato e alla presenza del partner per Mark Dybul, il nuovo coordinatore globale per la lotta all’AIDS degli Stati Uniti. Repubblicani divisi sulla nomina nel “dopo Foley”

WASHINGTON – A capo del Dipartimento di Stato che coordina a livello federale la lotta all’AIDS negli Stati Uniti è stato posto Mark Dybull. Un omosessuale che non nasconde di esserlo. La nomina è doppiamente significativa: innanzitutto è il riconoscimento dell’impegno che la comunità omosessuale ha messo sin dall’inizio nella lotta al virus HIV e poi è anche un passo importante da parte dell’amministrazione Bush proprio nelle settimane che seguono lo scandalo a sfondo gay che ha coinvolto il deputato repubblicano Mark Foley e del quale ci siamo già occupati in dettaglio. La cerimonia di giuramento di assunzione d’incarico (nella foto) è stata celebrata alla presenza del Segretario di Stato Condoleezza Rice e della First Lady Laura Bush. Come sempre avviene in queste occasioni erano presenti i familiari del nominato, in questo caso il suo compagno Jason Claire e la madre, alla quale Condoleezza Rice si è riferita come “la suocera”.
Il tutto avviene in un momento nel quale il partito Repubblicano appare profondamente diviso su come gestire la questione omosessuale. La presenza a cerimonie di stato di coppie gay pone evidentemente dei problemi di coerenza per un partito che si è inimicato molto elettorato GLBT (gay lesbiche bisessuali e transgender) a causa delle sue politiche smaccatamente antigay, da quella del “Don’t ask, don’t tell” nelle forze armate alla ferma opposizione al riconoscere il diritto al matrimonio per le coppie dello stesso sesso. Sebbene per molti conservatori l’opporsi ai matrimoni gay non significhi necessariamente opporsi all’omosessualità in generale tra molti sostenitori repubblicani rimane forte il pregiudizio e il sospetto che i gay non siano, in fondo, delle persone affidabili. È comunque un dato di fatto che tutti i più recenti sondaggi indichino che la percentuale di americani che si oppone ai matrimoni gay sia sempre maggioritaria ma vada costantemente calando. Intransigenti rimangono quelle porzioni di popolazione più legate a ideologie religiose rigide e che propugnano ancora una lettura letterale delle “Sacre Scritture”.
(Roberto Taddeucci)