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Veltroni: “unioni civili”. Arcigay: “chiediamo le nozze”

L’ex segretario del PD pubblica una lettera su Repubblica in cui auspica, tra l’altro, le unioni civili. Ma Arcigay lo rimprovera: “È una battaglia vecchia di 15 anni. Serve più coraggio”.

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Walter Veltroni indirizza una lettera aperta "al Paese" pubblicata su La Repubblica di oggi. Fra i punti programmatici indicati nella missiva intitolata "Il riformismo può salvare l’Italia" c’è anche il tema dei diritti civili. La soluzione auspicata dal leader del PD è però quello, solito, delle unioni civili, un obiettivo non perseguito neanche più dalla maggior parte delle associazioni lgbt che infatti non perdono tempo a criticarlo. Come ad esempio Arcigay, secondo cui il vero "slancio riformista" sarebbe quello di chiedere il "matrimonio civile anche per i gay".

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«Abbiamo letto con interesse l’analisi di Veltroni pubblicata da La Repubblica quest’oggi – dice il presidente nazionale di Arcgay Paolo Patanè – e non possiamo che condividerla ove sostiene che il Paese ha bisogno di progresso. Ne ha bisogno soprattutto ora che la drammatica incertezza della crisi economica trascina paura e il  pericolo concreto di arretratezza. Siamo però a rammentare a Veltroni – specifica Patanè – che il riformismo necessario è quello che guarda all’attualità e non al passato, sennò non sarebbe coerente con se stesso». 

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«Veltroni coraggio: di unioni civili si parlava quindici anni fa e nulla è stato fatto. È giusto proporle per tutti, riconoscendo le coppie di fatto, come modo alternativo al matrimonio di costruire famiglia, ma dopo decenni di sterili dibattiti politici per le persone omosessuali la giusta soluzione è un’altra. Il vero riformismo economico, sociale, civile e politico è costruito sul rilancio del principio di eguaglianza, e per le coppie dello stesso sesso l’eguaglianza può significare solo una cosa: matrimonio civile. Noi ci crediamo ancora che nel nostro Paese lo slancio riformista ci sia e debba coraggioso e giusto per essere autentico: diversamente – è la conclusione del presidente di Arcigay – il riformismo rischia di non profumare di gelsomini e libertà, ma di puzzare di naftalina e propaganda».