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Venezia: licenziato dal lavoro perché si travestiva

Può un agente di polizia essere cacciato dal proprio posto perché (al di fuori dell’orario di lavoro) si veste da donna? Per il Tar del Veneto sì, per “mancanza di senso dell’onore e della morale”.

VENEZIA – Il Tribunale amministrativo regionale del Veneto ha confermato l’espulsione di un agente della polizia postale dal servizio perché, nel tempo libero, è stato visto in giro vestito in abiti femminili. L’amministrazione statale nell’aprile dello scorso anno lo ha sospeso dal servizio perché alcuni colleghi lo hanno visto in giro vestito da donna, pensando bene di andare a riferirne ai superiori. Per la polizia il provvedimento era stato preso per «l’assoluta mancanza del senso dell’onore e della morale», sostenendo che il comportamento del dipendente era «oltremodo riprovevole e assolutamente inconciliabile con le funzioni proprie di un operatore di polizia».
L’agente è ricorso al Tar, rivendicando il suo diritto a vestirsi da donna in quanto «libera espressione della propria natura estrosa e anticonformista» ma il suo ricorso è stato respinto, nonostante gli avvistamenti fossero sempre avvenuti ben al di fuori del contesto lavorativo. Probabilmente non ha giovato all’agente amante del travestimento il fatto che in passato fosse stato sanzionato per uso improprio della propria arma d’ordinanza e che a suo carico ci fossero state delle lamentele da parte dei suoi vicini di casa che non gradivano le sue disinvolte sortite estive in abiti succinti nel giardino condominiale.
Intervistato su questo fatto dal quotidiano locale La Nuova Venezia il deputato di Rifondazione Comunista Vladimir Luxuria ha commentato: «E’ gravissimo che un lavoratore, in questo caso un poliziotto, sia discriminato per quello che fa nel suo tempo libero, quindi assolutamente al di fuori del suo lavoro. Si torna indietro nel tempo, con un atteggiamento fortemente discriminatorio». (RT)