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Verona: al Convegno Ecclasiale si (s)parla di Pacs

Al Convegno della Chiesa Cattolica in svolgimento a Verona relatori mirati: come la psicologa che, guarda caso, fa la docente in una università cattolica e che dice le stesse cose che dice Ruini.

VERONA – È in corso il Convegno della Chiesa Cattolica e tra i vari argomenti non poteva mancare quello della “famiglia minacciata”, un cavallo di battaglia del clero e della politica a esso più o meno scopertamente legata. A parlare è stata invitata Raffaella Iafrate, psicologa e docente di psicologia sociale, che non ha tardato a scagliarsi contro le proposte di forme giuridiche cosiddette più leggere rispetto al matrimonio, come ad esempio il PaCS, che permettono «di usufruire dei diritti tipici del matrimonio, ma evitano o rifiutano di impegnarsi negli aspetti non negoziabili della vita, come l’impegno vincolante della promessa, la funzione generativa e sociale della relazione di coppia, il rispetto per i diritti inalienabili delle nuove generazioni.» L’impegno vincolante della promessa sembra non piacere molto agli italiani (e non solo agli italiani), che preferiscono poter divorziare piuttosto che vivere una vita intera con una persona con la quale magari la convivenza è diventata un inferno. Quanto alla “funzione generativa” non ci risulta che sia mai stata requisito necessario per il rilascio di certificato matrimoniale. Comunque la dottoressa Iafrate non si è certo fermata qui e ha proseguito dicendo «l’attacco cui è sottoposta attualmente la famiglia, istituto basilare per la stessa esistenza della società, si attua di fronte ad una sostanziale indifferenza se non, addirittura, ad un compiacimento sociale per la sua progressiva disgregazione» per cui è «urgente rilanciare con coraggio un pensiero forte sulla famiglia. L’enfasi sugli aspetti emotivi a scapito della responsabilità ha effetti chiari anche sulla concezione di famiglia, spesso ridotta a una qualsiasi relazione umana caratterizzata da intimità e affetto.» Iafrate non gradisce tutto ciò in quanto indurrebbe «ad accettare e a promuovere anche soluzioni caricaturali della famiglia nelle quali la sola presenza di un legame affettivo (non importa nemmeno se tra uomo e donna o tra persone dello stesso sesso) genererebbe di per se una famiglia.»
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Non sorprende che la dottoressa Iafrate, dopo aver ribadito che bisogna «riaffermare l’identità della famiglia rifiutando l’edonismo che banalizza le relazioni umane e le svuota del suo genuino valore», abbia poi ricordato gli appelli papali alla centralità della famiglia, ai valori del matrimonio e alla «gioia piena che l’uomo e la donna trovano nel loro mutuo amore: la fede e l’etica non pretendono di soffocare l’amore, bensì di renderlo più sano forte e realmente libero.» Sorprende ancora meno che la dottoressa Iafrate sia docente, guarda caso, all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Il promotore della proposta di legge sul Pacs, il deputato dell’Ulivo Franco Grillini, non ha tardato a commentare, dichiarando di apprendere «con interesse che tra gli argomenti in discussione al convegno ecclesiale di Verona c’è anche il Pacs, le coppie omosessuali e la genitorialità gay. Non condividiamo le opinioni della signora Raffaella Iafrate che, pur essendo psicologa, spaccia per scientifiche affermazioni non condivise dalle associazioni di psicologi e psichiatri di tutto il mondo. Si tratta di affermazioni ideologico-religiose, rispettabili come tali, ma che poco hanno a che fare con il reale. Sono oggi pubblicati ponderosi studi che dimostrano che gli omosessuali sono buoni genitori e che le coppie omosessuali sono stabili come quelle eterosessuali e che occorre considerare coppie di fatto e coppie omosessuali famiglie a tutti gli effetti con gli stessi diritti e doveri di qualunque altro nucleo familiare.» In effetti tutti i principali organismi associativi degli psicologi, psichiatri e persino pediatri a livello mondiale, in primis quelli americani, ritengono che ci siano solo conseguenze negative derivanti da politiche sociali che escludono le coppie gay e lesbiche dall’avere gli stessi diritti, benefici, e protezioni che le coppie etero ottengono tramite il matrimonio tradizionale.
(Roberto Taddeucci)