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Villa: “Dopo Genova bisogna cambiare strategia”

Cosa ci apsetta dopo il Genova Pride? Lo abbiamo chiesto al suo portavoce Alberto Villa. Il bilancio della manifestazione, e la sua visione del movimento lgbt: «Facciano tutti un passo indietro».

Il day after di un grande evento è fatto per i bilanci. Qual’è il tuo bilancio sul Genova Pride?
La manifestazone è stata al di sopra delle aspettative. Le persone sono arrivate da tutta Italia. Sono molto contento di come è andata.

Sembra che la vera sorpresa però sia stata  la risposta dei genovesi

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È vero. Genova ha risposto alla grande. In questi nove mesi di organizzazione abbiamo cercato di mandare il messaggio che questa era una manifestazione politica e quando si tratta di manifestazioni politiche i genovesi rispondono.

Sei soddisfatto dell’organizzazione?
Abbiamo avuto più di 200 adesioni dalle associazioni e abbiamo dato la possibilità a tutti di poter parlare dal palco, ognuno portatore del proprio orientamento politico . Mi sembra un bell’inizio perché il movimento diventi più unito di come è oggi.

Cosa non rifaresti o comunque faresti meglio?

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Siamo partiti in ritardo con la macchina organizzativa del Genova Pride. Pensa che per l”organizzazione del Pride Village siamo partiti solo a febbraio. In queste condizioni tante cose potevano essere fatte meglio. Ma ripeto che ono soddisfatto. Abbiamo lanciato un messaggio forte a tutti.

Qualcuno ha parlato di una federazione
Mi auguro che possa nascere davvero. Tutti devono guardarsi negli occhi e dirsi: la mancanza di diritti per la comunità lgbt è colpa solo dello Stato e del Vaticano?

Oppure anche delle associazioni…
Le associazioni oggi parlano con mille voci e ogni esponente pensa di poter parlare a nome di tutti. Credo che lo stesso presidente di Arcigay abbia detto dal palco: "Aiutatemi a cambiare Arcigay". Chiedo a Mancuso di dare un seguito a queste parole

Che ne pensi del fatto che Arcigay, avendo più iscritti, parli come un’unica voce del movimento?

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È vero che Arcigay ha più iscritti di altri, ma è una superiorità numerica che deriva dal meccanismo delle iscrizioni portate soprattutto dai circuiti ricreativi. Sono convinto che anche dentro Arcigay hanno capito che non possono far da soli. Ci sono altre associazioni molto importanti oltre loro, penso a Certi Diritti, a Gay Lib e a tante altre. Diamo voce a tutti, laviamo i panni sporchi in casa e usciamo con un’unica voce.

Un’altra ipotesi avanzata è stata quella di un partito gay
La vera battaglia è costituire una lobby, non un partito. Piazzare i propri candidati in tutti i partiti, nelle municipalità, nelle amministrazioni locali. Un partito di soli candidati lgbt non lo voterebbero nemmeno i gay stessi.

Spiegaci meglio
Io prima di essere gay sono Alberto Villa, poi, tra le altre mie caratteristiche , c’è anche quella di essere gay. un partito che rappresenta un solo aspetto di me non lo voterei. Inoltre, in un quadro politico che riduce la frammentazione, creare un altro partito mi sembra assurdo.

Come sono stati i tuoi rapporti con le associazioni, hanno collaborato alla realizzazione del Pride?
Io sono nel movimento da pochissimi mesi e per questo ho potuto avere buoni rapporti con tutti. Ci sono stati momenti di grande tensione ma alla fine abbiamo ritrovato l’unità per il bene comune che era quello di far riuscire il Genova Pride. Ovvio che ci sono problemi personali fra dirigenti del movimento ma io ho la fortuna di essere nuovo, per cui non ho attriti personali con nessuno.

Qual è il tuo futuro?
Da quando ho fatto il mio coming out sono rimasto disoccupato. Ora vorrei continuare a lavorare per il movimento.

Ti candiderai alla segreteria Arcigay?
Se qualcuno pensa che possa avere un ruolo in Arcigay sono a disposizione.

Cosa ne pensi del meccanismo delle primarie per eleggere una personalità incisiva come il presidente della più grande asociazione gay italiana?
Mi sembra un ottimo sistema come lo sono tutti i sistemi democratici. In America le si fanno per molto meno. È giusto che il presidente di Arcigay lo scelgano tutti i suoi iscritti.

Non trovi che spesso i dirigenti delle associazioni mettano davanti la pubblicità della loro immagine agli obiettivi da perseguire?
Dal primo dei dirigenti all’ultimo dei militanti, tutti sono strumenti per raggiungere lo stesso obiettivo. Se perdiamo di vista questo non faremo mai nulla. L’egocentrismo è un rischio insito nella natura umana, soprattutto se si ricoprono ruoli di natura politica. Essere al centro dell’attenzione piace ma spero che nessuno lo faccia strumentalmente solo per ottenrere visibilità. Ora dobbiamo fare tutti un passo indietro e mettere davanti a noi l’obiettivo dei diritti lgbt.

di Daniele Nardini