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ALL’ATTACCO DELLA ‘LOBBY GAY’

La Nota “a difesa del matrimonio” e contro le unioni di fatto costituisce un attacco aperto sia ai diritti delle persone omosessuali sia all’autonomia e indipendenza dei parlamentari italiani.

ROMA – Dietro i toni apparentemente ‘soft’ della Nota con la quale il Consiglio Episcopale Permanente della CEI ha preso posizione contro le iniziative legislative in materia di unioni di fatto si annida un solo chiaro e preciso intento: impedire che anche in Italia vi sia il riconoscimento delle coppie omosessuali e dei loro diritti. Si tratta di un obiettivo che deve essere raggiunto a ogni costo, anche a quello di scatenare una vera e propria guerra che, in nome dei ‘valori’ e della ‘verità’ della dottrina cattolica, aizzi la maggioranza cattolica ed eterosessuale della popolazione contro la minoranza omosessuale.
La fede come arma politicaMa l’uomo politico, il parlamentare, ha comunque diritto alla propria libertà di coscienza nel proprio voto? Assolutamente no: la nota, infatti, ricorda prontamente che il ‘fedele cristiano’ (inteso quasi come sinonimo di “persona per bene”) è tenuto a formare la propria coscienza attraverso l’insegnamento del Magistero e pertanto non «può appellarsi al principio del pluralismo e dell’autonomia dei laici in politica, favorendo soluzioni che compromettano o che attenuino la salvaguardia delle esigenze etiche fondamentali per il bene comune della società».
Il “bene comune della società”, ovviamente, per la Chiesa non riguarda affatto gli omosessuali, come individui e men che meno in coppia. Le coppie gay e lesbiche vengono infatti considerate alla stregua di veri e propri pericoli pubblici: la nota della CEI afferma che «la legalizzazione delle unioni di fatto è inaccettabile sul piano di principio, pericolosa sul piano sociale ed educativo» e che «un problema ancor più grave sarebbe rappresentato dalla legalizzazione delle unioni di persone dello stesso sesso». È incredibile e grottesco che attraverso la promozione dell’intolleranza per una minoranza della popolazione si pretenda di voler cercare di fare il bene comune della società tutta.
L’obiettivo da colpire sono i gay

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A togliere ogni dubbio residuo su chi sia il reale obiettivo che la Nota vuole colpire è intervenuto Giuseppe Anfossi, Vescovo di Aosta e presidente della commissione Cei per la famiglia, che ai microfoni della Radio Vaticana ha chiarito che la Chiesa vuole difendere il matrimonio (che nessuno mette in discussione) e le “vere e proprie lobby, a cominciare da quella legata al mondo dell’omosessualità”. Monsignor Anfossi si contraddice: prima afferma che non è intenzione dei vescovi fare “pressioni indebite” sui politici cristiani, ma poi dice chiaramente che è che “il legislatore che si sente parte della Chiesa non può” votare leggi come i Dico. Sulla stessa linea

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l’arcivescovo dell’Aquila Giuseppe Molinari che a La Stampa ha detto: «Se io, sacerdote, so che quel parlamentare si dice cattolico, ma nella sua azione politica si comporta in un modo che è del tutto opposto al Vangelo, allora faccio bene a non dargli la comunione. Se non gliela negassi, l’eucarestia verrebbe tramutata in ostentazione e avallo dell’errore». In altre parole: o voti come ti diciamo noi oppure niente comunione.
ReazioniQuesto accanimento da parte dell’alto clero…
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Reazioni

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Questo accanimento da parte dell’alto clero quasi persecutorio contro gli omosessuali e di continua interferenza nella vita politica italiana è ormai così trasbordante da suscitare reazioni un po’ fuori dai denti anche da parte di personalità politiche di solito assai composte. Per il segretario dei Ds Piero Fassino la Nota «è un documento che contiene molte cose interessanti, ma su questo punto va al di là del giusto. È giusto che chi convive abbia dei diritti. Anche i gay».

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Il Ministro dell’Interno Giuliano Amato, intervenendo a un convegno sul “Bipolarismo mite”, ha fatto riferimento a come ci sia bisogno di identificare un bene comune: «il bene comune di una società lo si riesce a realizzare se si tiene conto delle visioni del bene comune che nella società sono presenti, e non si cerca di imporre la propria unilateralmente, perché questo è ciò che viene fatto nelle società che noi critichiamo in quanto islamizzate».

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Da una voce storica del movimento GLBT italiano come Il Cassero arriva un appello rivolto a tutti quei cattolici che non vedono nel riconoscimento dei diritti alle coppie gay e lesbiche nessuna minaccia e che rivendicano una certa autonomia di pensiero rispetto alla gerarchia ecclesiastica: «Amici e amiche di fede cattolica, ci rivolgiamo direttamente a Voi, con la certezza di trovare orecchie attente: noi, cittadini e cittadine omosessuali, bisessuali e transessuali, riteniamo lesa la sovranità dello stato italiano, impedito dai veti vaticani a legiferare nell’interesse della società. Vi chiediamo – giacché Vi sappiamo cittadini democratici e adulti – di non seguire gli ordini dei Vescovi. Ordini neppur velati dalla buona educazione di far credere che si goda di una qualche autonomia. Il movimento di liberazione omosessuale non dispone dei mezzi economici, mediatici e politici della Chiesa Cattolica. Stentiamo a raggiungere la carta stampata – e della televisione non si parla nemmeno – . Non godiamo di nessuno dei privilegi miliardari di cui gode il Vaticano grazie al Concordato. Possiamo far conto sulla nostra buona volontà, sulla nostra passione civile e sulla forza delle nostre idee. E se anche fossimo potenti, non vorremmo mai trattare i cittadini di uno stato libero come bambini che non sanno scegliere il proprio bene. Siamo orgogliosi di non possedere nessuna verità rivelata, ma di contribuire al progresso di questa società che anche noi abitiamo. E dalla quale non intendiamo fuggire. Noi persone omosessuali preferiamo “disimpegnarVi”, cittadini cattolici; lasciarVi liberi di riflettere, conoscere, indagare, formarsi un’opinione autonoma e infine decidere. Crediamo nell’auto-determinazione e nell’autonomia di giudizio. Per questo, Vi lasciamo come Vi abbiamo trovato. Uomini e donne liberi».
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