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Cirinnà: sono stati M5S e SEL a dare priorità alla riforma del Senato

Intervista alla battagliera senatrice che spiega cosa è successo e ci dà qualche speranza

Le notizie di ieri che sono arrivate dal Senato non sono per niente buone: il calendario approvato dal Senato ieri prevede che l’aula si occupi della riforma del Senato fino al 13 ottobre per poi, a quanto pare, affrontare il ddl delle unioni civili di cui Monica Cirinnà (PD) è relatrice. Ma i tempi sono stretti, perchè dal 15 il Senato dovrà inderogabilmente affrontare la legge di stabilità. In questa fase così delicata, mentre i partiti si scambiano accuse reciproche sulle responsabilità di questa decisione che mette oggettivamente a rischio le promesse fatte dal Premier Matteo Renzi di avere la legge approvata entro fine anno, abbiamo intervistato proprio lei, la protagonista di questa battaglia: la Senatrice Monica Cirinnà.

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Monica, cosa è successo ieri in Aula? Questo significa che la scadenza di fine anno promessa e ripromessa da Matteo Renzi e dal Partito Democratico non verrà mantenuta?
In Aula è successo esattamente quello che è successo nella conferenza dei capigruppo. Occorre capire che lo scontro vero sul calendario non è una cosa secondaria, ma è la prova provata della volontà politica dei partiti. Per una volta il Partito Democratico era stato univoco e con il capogruppo Zanda aveva detto di chiudere la riforma del Senato entro l’8 ottobre per andare dal 12 ottobre in aula con le unioni civili. Se SEL e Movimento 5 Stelle avessero votato con il PD e con Zanda, si sarebbe chiusa la riforma del Senato l’8 ed avremo avuto una intera settimana per le unioni civili. Come sappiamo, ciò non è purtroppo accaduto. Per quanto riguarda invece la scadenza di fine anno, io penso che passando per la cruna dell’ago, noi possiamo ancora fare in tempo.

Quindi c’è una questione di priorità? Per il PD la riforma costituzionale del Senato è più importante delle unioni civili? E’ questo il motivo che ti ha indotto a votare in dissenso dal tuo gruppo sul calendario?
Io ho votato in dissenso dal gruppo per non dare un’ulteriore arma di strumentalizzazione agli amici del Movimento 5 Stelle che ogni volta guardano come io voto sulle unioni civili e poi mi attaccano. Il punto vero è questo: per una volta il Partito Democratico ha due priorità paritarie – che sono la riforma del Senato e le unioni civili -, divide i giorni di lavoro fino alla data del 15 ottobre tra le due leggi, nella capigruppo propone la discussione sulla riforma del senato fino all’8 e propone di inserire le unioni civili subito dopo quella data: purtroppo i nostri alleati hanno preferito di scegliere l’ostruzionismo e di pretendere che il calendario venisse impiegato fino al 13 dalla riforma del Senato. E’ chiaro che il centro-destra non voglia le unioni civili, ma con questa scelta i 5 Stelle e SEL hanno fatto anche il gioco di chi non vuole questa legge.

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Voi prima della sessione di bilancio avrete due giorni per iniziare la discussione sul ddl di cui sei relatrice. Ti pare un tempo possibile?
Io ho già detto che siamo nella cruna dell’ago. Il capogruppo del PD Zanda, al quale io mi voglio e mi devo affidare, ha detto che il minuto dopo in cui saranno votate le riforme costituzionali ci sarà la nuova conferenza dei capigruppo che metterà come primo punto le unioni civili allo stato dell’arte, e cioè indipendentemente dall’esito della discussione in Commissione. La Commissione, che è il luogo del dialogo e degli accordi, è ormai un muro di ostruzionismo sulle unioni civili, nonostante che gli unici che si impegnino davvero siano solo i 9 senatori del Partito Democratico. Anche la mossa dei componenti dei 5 Stelle di dire che non verranno più a votare in Commissione, non è che l’abbia condivisa granché, se poi nella conferenza dei capigruppo sono stati gli stessi a preferire di sacrificare le unioni civili pur di fare ostruzionismo sulla riforma del Senato. Chi è che sta usando le unioni civili? A me pare tutti fuorché il Partito Democratico, che vuole solo portare il risultato a casa.

Quando poi potrebbe essere ripresa la discussione sulle unioni civili?
La sessione di bilancio non durerà più degli altri anni quindi circa tre settamene. Nella prima o al massimo nella seconda decade di novembre immagino che il ddl possa ritornare in aula: io sono certa che il Senato approverà la legge nel mese di novembre, perché comunque noi abbiamo questa grande finestra di tempo libera mentre la Camera fa la seconda lettura della legge finanziaria. Poi ci dovremo affidare al capogruppo della Camera ed ai nostri deputati: se non faranno modifiche e se riusciranno a contrastare con efficacia l’ostruzionismo, possono riuscire a votare le unioni civili entro fine anno. Certo, tutto ciò se anche lì il calendario verrà fatto in modo favorevole: un’altra prova di fedeltà per chi vuole davvero le unioni civili sarà certamente quella del calendario della Camera dei Deputati.

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Le vicende degli anni passati ci insegnano che le unioni civili vengono strumentalizzate da tutti, con la conseguenza che a farne i danni sono solamente le coppie lgbt. Quanto sei preoccupata che questo possa nuovamente accadere, come è avvenuto anche ieri del resto?
La vera differenza rispetto a tutte le precedenti tristi vicende dei PACS, dei DICO e dei DIDORE, sta nella presenza politica di rinnovamento in questo paese che è Matteo Renzi. Il Presidente del Consiglio non mi ha fermato mai una sola volta, ha sempre detto che sui tecnicismi del calendario a decidere è la Ministra Boschi ma io sono sicura che noi non ci fermeremo proprio perchè la volontà di Renzi è ferrea tanto che in qualche modo ha contagiato anche a me. Siccome io rispondo in gran parte alle aspettative di vita di migliaia di cittadini italiani che fino ad oggi sono il nulla per il diritto, io credo di avere una missione difficile, difficilissima, che a tratti sembra anche impossibile. Io non mi fermo: parlo col paese e con i cittadini, oggi ad Imperia, domani a Milano, spiego ciò che accade, chiedo di avere speranza in questo Partito Democratico nuovo, fatto da persone che vogliono cambiare l’Italia e che stanno dimostrando di volerlo davvero fare. Anche sulle unioni civili.