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Elezioni: onorevoli e senatori anti-gay che tornano in Parlamento

Da Paola Binetti a Rocco Buttiglione, passando per Ignazio La Russa e Beppe Fioroni ecco chi torna in Parlamento. Ma non tutto è perduto.

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Se è vero che la comunità lgbt sarà rappresentata in parlamento da almeno 4 tra deputati e senatori (in attesa di altri possibili coming out nelle prossime settimane) è anche vero che questo parlamento vedrà tra sedere tra i propri scranni alcuni tra i più acerrimi nemici dei diritti di gay, lesbiche e trans, dalla legge contro l’omofobia alle unioni civili, passando per le adozioni.
Tornano, infatti, tra i banchi del parlamento nomi che negli ultimi anni sono più volte stati associati a dichiarazioni omofobe quando non a vere e proprie campagne contro, ad esempio, un testo che definisse reato l’odio omofobo.
Tra questi Paola Binetti , unica eletta per l’UDC nel collegio Lazio 1 (quello di Roma, per intenderci) alla Camera dei Deputati. La psichiatra vicina all’Opus Dei era capolista anche in Liguria e in Abruzzo dove, però, il seggio all’UDC non è scattato. Nel suo stesso partito e sempre alla Camera torna anche Rocco Buttiglione , eletto in campania, mentre Pierferdinando Casini entra in Senato eletto sia in Basilicata che in Campania con Scelta Civica per Monti (opterà per uno dei due seggi). Tra i nomi che in molti avrebbero preferito non leggere tra i “nuovi” parlamentari anche quello dell’ex sottosegretario alla Famiglia Carlo Giovanardi , eletto nelle liste del Pdl al Senato in Emilia Romagna. Ancora grazie alle liste del Pdl torneranno in Parlamento anche Alessandra Mussolini e Maurizio Gasparri , entrambi al Senato, e Daniela Santanché alla Camera.

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Nonostante lo scarso risultato di Fratelli d’Italia, che perde Guido Crosetto, Ignazio la Russa entra alla Camera grazie a una tripla elezione: Puglia, Sicilia e Lombardia. Anche lui opterà per uno dei tre seggi.
Anche tra gli eletti della Lega tornano nomi tristemente noti alla comunità lgbt, quali Roberto Calderoli , eletto al Senato in Lombardia, e Matteo Salvini che ha conquistato un seggio alla Camera nel collegio Lombardia 1.
E anche tra le file del centrosinistra non si possono non ricordare onorevoli e Senatori che, anche negli ultimi mesi, si sono distinti per poca apertura nei confronti di gay e lesbiche. Un nome fra tutti? Rosy Bindi , eletta in Calabria alla Camera. Ma non è la sola. Sempre tra i banchi del Pd siederà Beppe Fioroni , che ha conquistato un seggio alla Camera nel collegio Lazio 2.
Ciò nonostante, proprio la massiccia presenza del MoVimento 5 Stelle sia alla Camera che al Senato e la debolezza degli schieramenti classici, primo fra tutti il centro, potrebbe spianare la strada a leggi su unioni di fatto e omofobia sulle quali, in campagna elettorale, in molti hanno dichiarato di voler trovare intese trasversali.

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A dimostrazione di questa ipotesi arriva un comunicato del presidente di Arcigay Flavio Romani con il quale fa sapere che tra gli eletti ci sono dai 74 ai 78 deputati e 24 senatori che hanno firmato l’appello “Tempo Scaduto” lanciato proprio dall’associazione gay. I temi proposti erano quattro: matrimonio gay, omofobia, modifiche alle leggi 40 sulla procreazione e 164 sulla transessualità. Tra gli eletti al Senato hanno aderito 12 esponenti Pd, tra i quali Ignazio Marino, Laura Puppato, la responsabile nazionale scuola Francesca Puglisi, Rita Ghedini, l’ex presidente Arcigay Sergio Lo Giudice. Poi 11 senatori di M5S e uno di Sel. Alla Camera l’oscillazione fra 74 e 78 eletti deriva dalle scelte che Vendola (pure firmatario), Boldrini, Fava e Tabacci possono fare per un collegio o l’altro, impedendo eventualmente l’elezione di alcuni firmatari dell’appello. Se risultassero tutti eletti, sarebbero 29 deputati del Pd, 27 M5S, 20 di Sel, poi Adriana Galgano di Scelta Civica e Cristina Scaletti di Centro Democratico.

di Caterina Coppola