Amina, la blogger lesbica siriana che raccontava le proteste contro il regime ed era poi stata arrestata dalla polizia, scatenando una campagna internazionale per la sua liberazione, in realtà non è mai esistita. Il blog "A Gay Girl in Damascus" è in realtà opera di un cittadino statunitense che vive ad Edimburgo, Tom MacMaster, di 40 anni. L’uomo, riferisce il Guardian, ha ammesso l’imbroglio con un messaggio sul blog, dopo che vari utenti di Internet erano riusciti a risalire a lui. La messinscena ha fatto infuriare i veri blogger siriani. Il sito di Amina Abdallah Araf, aperto a febbraio, era diventato una importante fonte di informazione sulle rivolte in Siria. Ma come anche Gay.it aveva riferito, blogger e giornalisti si erano insospettiti perché nessuno aveva mai visto o parlato con la donna.
Chi ha deciso di fare chiarezza e seguire le tracce del blog fino a risalire al server da cui partivano le email di Amina, si è ritrovato proprio davanti ad un server dell’Università di Edimburgo, mentre le foto che hanno fatto il giro del web e che si pensava ritraessero Amina, sarebbero invece state prese dal profilo di Facebook di un’ignara ragazza francese perché "avevo un’idea di che faccia dovesse avere il mio personaggio e quando l’ho vista ho pensato ‘questa sono io’ – come ha spiegato MacMaster che ha aggiunto – pensavo che nessuno se ne sarebbe accorto". Dopo l’insistenza di alcuni utenti del web, Tom MacMaster ha deciso di confessare tutto. Con un post sul blog, ha spiegato che Amina era lui. "Mentre la voce narrante può essere stata una finzione, i fatti su questo blog sono veri – ha scritto, aggiungendo – non credo di aver danneggiato nessuno". Ma chi è in prima fila nelle difficili e sanguinose proteste in Siria non ha gradito la fiction.
"Per colpa sua, Signor MacMaster, molti veri attivisti della comunità lgbt sono finiti sotto i riflettori delle autorità siriane. Noi dobbiamo affrontare così tante difficoltà che tu non puoi neanche immaginare – ha detto il direttore di GayMiddleEast.com, Sami Hamwi -. Quello che tu hai fatto ha danneggiato molti, ci ha messi tutti in pericolo… questo può aver suscitato dubbi sull’autenticità dei nostri blog, delle nostre storie, di noi stessi". "Il giorno che verrò rapito dal governo, molti non se ne preoccuperanno, perche’ il mio potrebbe rivelarsi un nuovo caso Amina", scrive un blogger libanese citato dalla BBC. Ma MacMaster si difende: "la verità è che sono stato in contatto con molti all’interno della Siria ed ho seguito le cose da vicino.La cosa più importante era fare in modo che le informazioni uscissero".
Ad essere tratte in inganno sono state le principali fonti d’informazione a livello globale, a partire dalla CNN, oltre ad associazioni e gruppi di attivisti di tutto il mondo che avevano mobilitato energie e risorse per ottenere la liberazione di Amina.