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Israele: ordigno esplosivo e volantini contro il Gay Pride

Volantini contro gli omosessuali e un ordigno esplosivo, che fortunatamente non ha fatto vittime. Così l’integralismo religioso di prepara al Gay Pride di Gerusalemme programmato a giugno.

GERUSALEMME – Un ordigno di media grandezza è esploso questa mattina nelle vicinanze dell’insediamento ebraico di Ramat Beit Shemesh, in Israele. Sono stati ritrovati dei volantini di condanna della marcia del Gay Pride, previsto nel mese di giugno a Gerusalemme, e la polizia sospetta dei militanti religiosi ultra-ortodossi che già lo scorso anno avevano inscenato proteste chiedendo che venisse impedito lo svolgimento del Pride, che è stato poi effettuato a novembre in una zona circoscritta e protetta, proprio a causa delle violente minacce dei protestanti. Lo scoppio di oggi fortunatamente non ha provocato vittime, solo il ferimento non grave di un conducente. Il comandante Ilan Franco del distretto di polizia della zona ha ordinato che una squadra di agenti indaghi sulla vicenda.
L’intolleranza di certi settori estremi della comunità religiosa israeliana rimane un problema che si ripresenta ogni anno quando si cerca di impedire a un’altra comunità, quella omosessuale, di organizzare la marcia con la quale rivendicare pari diritti e uguaglianza. Lo scorso anno il capo sefardita d’Israele Shlomo Amar aveva anche scritto una lettera ai leader della Chiesa Cattolica romana chiedendo aiuto nel “contrastare la sfilata mondiale gay”, sfilata che “viola e umilia” la Città Santa, che sarebbe attaccata da “gente cattiva” che vorrebbe umiliarne la grandezza. Posizioni simili a quelle dello sceicco Taissir Temimi, leader islamico della West Bank e della striscia di Gaza, che aveva detto di considerare “offensiva e dannosa” la manifestazione per “l’integrità religiosa della città” e che ha invitato i palestinesi a scendere in strada per prevenire che i manifestanti possano accedere alla città dal lato orientale. A loro (gli omosessuali) non doveva “essere permesso di entrare in Gerusalemme”.
Incedenti c’erano stati nel 2005 e, come detto, si sono ripetuti nel 2006. Il movimento GLBT (gay, lesbiche, bisessuali, transgender) ha già in passato espresso stupore sul fatto che l’omofobia sia diventata in quelle terre un elemento di unità fra le fedi, “quasi un valore ecumenico”. “Non ho mai assistito a niente di simile, siamo di fronte al tentativo di globalizzare il bigottismo” aveva commentato Hagai El-Ad, direttore esecutivo della Jerusalem Open House, l’associazione gay-lesbo che ogni anno cerca di organizzare l’evento, “È davvero triste, oltre che ironico, che questi personaggi religiosi si mettano insieme intorno a un messaggio così negativo”. (Roberto Taddeucci)