MILANO – E’ l’atteso nuovo film di Sébastien Lifshitz, ‘Wild Side‘, a inaugurare stasera il Migay ovvero il Festival Internazionale di Cinema Gaylesbico e Queer Culture (diciottesima edizione, 26 maggio – 2 giugno, cinema Pasquirolo),
il più visibile festival gay italiano perché il meglio ubicato, nel centralissimo Corso Vittorio Emanuele II a due passi dal Duomo.
Interessante autore francese emergente, regista di quel ‘Quasi niente‘ (Presque rien) che fu il caso cinematografico estivo di due anni fa, Lifshitz dimostra sempre un notevole tatto nell’affrontare storie drammatiche e una naturale propensione verso personaggi marginali e disadattati.
Qui racconta di una giovane prostituta transessuale, Sylvie, che vive con Jamel, un trentenne nordafricano anche lui in vendita, ma nei bagni della stazione. Sylvie conosce Mikhail, un immigrante ceceno ex boxeur nonché disertore dell’esercito russo senza permesso di soggiorno e inizia uno strano ménage à trois che non esclude il sesso. Quando la madre di Sylvie si ammala gravemente i tre iniziano un viaggio insieme verso Nord per raggiungere la donna malata.
«Sono attirato dai personaggi opachi, che si costruiscono fuori dagli schemi abituali – ha dichiarato il regista – All’inizio sono tre solitudini che s’incontrano. Soli, non sono più quasi niente, si dissolvono, sono al bordo del precipizio. Quello che mi ha interessato è come questo legame che creano li aiuta a vivere, a dare un senso alla loro vita». Riguardo alla scelta del(la) protagonista, Stéphanie Michelini, Lifshitz aggiunge:
«Quando ho visto Stéphanie in un caffè, una notte, sono trasalito. Aveva un’allure, un portamento, una dolcezza incredibili. Prima di lei avevo fatto il provino a molte transessuali ma senza essere convinto. E’ quasi per caso che l’ho incontrata, poiché vive quasi fuori dall’ambiente trans. Ho avuto fortuna».
Il titolo del film deriva dalla canzone di Lou Reed ‘Walk on the Wild Side‘: «Ho dovuto trovare un titolo di corsa, una sera, su richiesta della produzione. Non avevo idea. E’ difficile trovare un termine generico capace di riassumere tutto il film. La storia è fatta di elementi così opposti. Ho passato la serata a cercare nelle raccolte di poesie, nei contenitori dei dischi e anche nella sceneggiatura stessa… Poi mi è capitato sotto mano un cd di Lou Reed. ‘Wild Side’ mi è sembrato giusto perché poteva evocare la vita marginale».
Fondamentale nel film l’uso delle splendide musiche, affidate a Jocelyn Pook, autrice delle suggestive arie del kubrickiano ‘Eyes Wide Shut‘.