Diminuiscono ancora gli emendamenti presentati al DDL Cirinnà. Dopo la prima grossa scrematura , che ha portato il numero totale da quasi 4000 a circa 1700, a eliminarne altri ventitré è stata la Commissione Affari Costituzionali, su proposta della senatrice Dem Doris Lo Moro.
Le ventitré proposte di modifica sono state giudicate incostituzionali e, quindi, non ammesse al dibattito della Commissione Giustizia. Altri potrebbero subire la stessa sorte se il presidente della Commissione Giustizia Francesco Nitto Palma (Fi), li riterrà simili a quelli cassati.
Gli emendamenti cassati erano stati per la maggior parte presentati dal centro destra e contro la loro ammissibilità hanno votato Pd, Sel, M5S e alcuni senatori di FI. A favore delle modifiche, invece, si sono espressi Ap, Ncd, Gal e Lega.
Il voto non è piaciuto a Mario Mauro (Gal) “È il presupposto per fare un canguro sui nostri emendamenti – ha dichiarato -. Questa strategia viene usata per accelerare il cammino del provvedimento”.
NCD, intanto, ribadisce le sue posizioni sul DDL. Questa volta a parlare, dagli studi de “L’Aria d’Estate”, su La7, è la ministra alla Salute Beatrice Lorenzin secondo cui le coppie gay e lesbiche non devono avere accesso alla genitorialità.
LORENZIN CI RICASCA: “NIENTE GENITORIALITÀ PER GAY E LESBICHE”
“Personalmente ritengo che non debba esserci accesso alla genitorialità”, ha dichiarato la ministra che sull’adozione del figlio del partner ha sottolineato come “ad oggi la questione è stata sempre gestita dai magistrati, ma anche qui si rischiano casi di eterologa mascherata, anche se questo tema è ancora più complesso”. “La linea di Ncd è chiara fin dall’inizio – ha ribadito -: diciamo sì alle unioni civili intese come un modo di gestione dei diritti individuali delle persone, ma diciamo no a tutto ciò che può essere un’equiparazione allo stato di famiglia, soprattutto per ciò che riguarda la genitorialità. Il tema non è permettere a una copia dello stesso sesso di vivere insieme o di beneficiare di diritti, ma di permetterle di adottare dei figli o avere accesso a pratiche di fecondazione assistita”.
Non è la prima volta che Lorenzin si esprime contro l’omogenitorialità. È rimasto famoso lo scivolone di cui è stata protagonista negli studi di Porta a Porta dove, lo scorso settembre dichiarò: “Tutta la letteratura psichiatrica da Freud in poi riconosce l’importanza per il bambino di avere una figura paterna e una materna per la formazione della propria personalità”. Pochi giorni dopo, a sbugiardare la ministra (della Salute, lo ribadiamo) ci pensò il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi che definì le parole di Lorenzin “falsità”.