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Quirinale: rieletto Giorgio Napolitano

Dopo sei votazioni e una palese empasse della politica e una grave frattura nel Pd, i partiti chiedono a Giorgio Napolitano di restare al Colle. Ecco le posizioni del Presidente sulle questioni lgbt.

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Per la prima volta nella storia della Repubblica, un inquilino del Quirinale viene riconfermato per la seconda volta. Alla sesta votazione, infatti, le Camere in seduta congiunta integrate dai Grandi Elettori hanno scelto, con 738 voti, Giorgio Napolitano come Presidente della Repubblica per i prossimi sette anni, nonostante lo stesso Napolitano nelle scorse settimane avesse più volte escluso questa possibilità anche per questioni di età e nonostante l’eco della protesta che arrivava dalle piazze. La forte crisi creatasi in questi tre giorni di votazioni, però, ha indotto i partiti presenti in Parlamento, in primis il PD ormai più che spaccato, a chiedere a Napolitano di ripensarci.
La comunità lgbt ha imparato a conoscere il Presidente della Repubblica rieletto negli ultimi sette anni del suo primo mandato.
In questi anni, si è sempre espresso contro l’omofobia adducendo come motivazione l’articolo 3 della Costituzione , fin dalla lettera scritta ad Arcigay in occasione del congresso del 2007 .

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Ricevendo le associazioni lgbt al Quirinale in occasione della Giornata Mondiale contro l’omofobia definì la lotta contro la violenza ai danni di gay e lesbiche “una causa comune” auspicando “un adeguamento delle normative per superare discriminazioni, per sanzionare violenze ed anche per affrontare con tutta la libertà, e sapendo che si tratta di un tema controverso, il tema dei riconoscimenti da dare” evidenziando come ci sia “una stretta interconnessione e influenza reciproca tra ciò che cambia nelle norme e ciò che può cambiare nella cultura e nel costume”.
In un messaggio inviato alla Conferenza delle Famiglie nel 2007 dichiarò, tramite una lettera che rientra nell’ambito “del discorso pubblico sulla famiglia, la soluzione, che comunque non può essere elusa, dei problemi per quanto delicati di un riconoscimento formale dei diritti e dei doveri di unioni che non sono confondibili o equiparabili rispetto alla famiglia fondata sul matrimonio, ma che vanno concretamente assunte come destinatarie dei principi fondativi della Costituzione senza alcuna discriminazione”.

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Nel suo libro “Sua Santità – le carte segrete di Benedetto XVI” il giornalista Gianluigi Nuzzi ha raccontato, tra l’altro, di un incontro privato tra l’ex pontefice Ratzinger e Napolitano in cui il capo della Chiesa Cattolica avrebbe chiesto al Presidente della Repubblica tutela per la famiglia fondata sul matrimonio contro le unioni di fatto riferendosi esplicitamente al progetto dei DiDoRè proposti dagli allora ministri Brunetta e Rotondi, progetto che pure era molto lontano dalle rivendicazioni della comunità lgbt. Napolitano non ha mai smentito il documento riportato da Nuzzi.

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L’ultima presa di posizione in merito alle unioni gay, Napolitano l’ha presa nell’aprile del 2012 dopo la storica sentenza della Cassazione quando Maurizio Gasparri e Carlo Giovanardi gli scrissero chiedendo di impedire alla Corte di “orientare l’opinione pubblica” con la sentenza sulle famiglie gay. In quell’occasione, dopo aver difeso l’operato dei giudici, aggiunse che è al Parlamento che “spetta comunque dare puntuale regolamentazione alle situazioni che, nel loro complesso, attengono al diritto della coppia omosessuale di vivere liberamente la propria condizione”.

di Caterina Coppola