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ELEZIONI 2006: I CONSIGLI DI GAY.IT

Le interviste ai politici su PACS e coppie di fatto sono finite, le elezioni sono alle porte ed è tempo di farsi un’idea. Alessio de Giorgi, direttore di Gay.it, dice la sua.

Se soltanto due mesi fa mi fossi immaginato questo editoriale, avrei pensato a come dosare attentamente le parole per un timido, ma tutto sommato convinto, sostegno del sito che dirigo, gay.it, a favore del candidato premier del centro-sinistra Romano Prodi.
Cinque anni fa, eravamo stati al centro di una durissima polemica con parte dei nostri lettori e del movimento gay per aver deciso di ospitare pubblicità elettorale di Forza Italia. Pur rimanendo su posizioni politiche opposte, eravamo allora convinti di trovarci in un paese “normale” in cui l’opinione della redazione e della proprietà di una testata giornalistica poteva ragionevolmente essere scissa dalla pubblicità che questa ospitava, così come ancora oggi Repubblica.it ospita pubblicità dell’UDC di Casini.

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Non era così. Silvio Berlusconi, in questi anni, ci ha dimostrato che non ci troviamo in un paese come gli altri e che quella paura di “morire democristiani” si è trasformata in una dolcissima melodia, in una speranza di ritornare a una politica normale, che è fatta da contenuti e da modi tipici di un paese come tanti altri al mondo, senza insulti, senza la demonizzazione dell’avversario politico, con una scelta tra destra e sinistra un po’ meno come se si trattasse di scegliere tra bene e male, con una discussione incentrata sulle grandi questioni irrisolte di questo paese e non sui conflitti di interesse e sul capo del governo.
In questi ultimi mesi, poi, la paura del nostro Presidente del Consiglio di perdere le elezioni gli ha fatto perdere la testa ed è sotto gli occhi di tutti il livello di degrado complessivo cui è giunta la politica italiana, con una responsabilità che, anche se con mille “ma” e mille “se”, è in larga parte imputabile a lui. E’ per questo che, a differenza di due mesi fa, il timido sostegno che mi sento di dover dare a chi ci segue da anni è diventato sentito, forte, senza ma e senza se, anche se è indubbio che ormai la voglia di mandare a casa Silvio Berlusconi è diventata infinitamente più grande di quella di eleggere Romano Prodi. Ma è questo il candidato che è in pista, e solo lui oggi è in grado di mandare a casa il Silvio nazionale.
Dal punto di vista poi della comunità gay e lesbica, questo governo è stato disastroso
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Dal punto di vista poi della comunità gay e lesbica, questo governo è stato disastroso e la differenza con quello precedente, che comunque fu poco incisivo, è sotto gli occhi di tutti. Durante il governo del centro-sinistra, sebbene non portammo a casa alcun risultato concreto, fu il clima culturale a cambiare profondamente, mentre in questi ultimi cinque anni l’involuzione è sotto gli occhi di tutti. Pensate a quanto ad esempio siano distanti le parole delle ministre per le Pari Opportunità, Balbo e Bellillo, da quelle di alcuni ministri di questo governo, Calderoli in testa!
I dubbi su Prodi dipendono in parte dalla paura che saprà guidare una coalizione così eterogenea, in parte dal “papocchio” che si è consumato nell’elaborare la versione finale del programma dell’Unione su PACS e unioni civili. La vicenda è nota: dietro pressioni di Rutelli and co. il compromesso raggiunto è stato davvero minimale, perchè non prevede alcuna forma giuridica pubblica come un “PACS” o una “Unione civile” che una coppia di fatto può usare per vedersi riconosciuti dei diritti, che invece sono concessi ai singoli componenti. Un regalo elettorale a Ruini, che vedeva questa soluzione come il massimo accettabile, perchè non crea alcuna forma di “para-matrimonio” per le coppie e in particolare per le coppie gay. Alla fine, le pressioni sono state tali per cui tutti i partiti dell’Unione hanno firmato quel programma, Rosa nel Pugno inclusa.
Come però hanno rilevato alcuni ed io stesso nel bel mezzo di quella polemica, mentre parte del movimento gay strepitava per poi scoprirsi poco dopo ben più ragionevole, quel compromesso è una sorta di “minimo garantito” che tutti i partiti dell’Unione condividono, a partire dal quale sarà la battaglia parlamentare a dirci se ci sono o no in Italia sufficienti deputati e senatori che condividono quel qualcosa di più che tutti noi chiediamo e se quindi ci sarà una maggioranza laica in Parlamento, anche aldilà degli schieramenti politici.
Dall’altra parte, ancora una volta, la politica del centro-destra è chiara: il no a nuove leggi è fermo e qualunque politica di sostegno alle famiglie è pensata esclusivamente a favore di famiglie eterosessuali sposate, con buona pace anche di tante coppie di fatto etero anche con figli che se non si sposano non hanno diritto a nulla. Più chiaro di così….

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Detto questo, non rimane che scegliere quale partito votare ed in questo credo che debbano essere le inclinazioni di ciascuno a preferire questo o quello:

– se siete più radicali sui temi della laicità dello stato è probabilmente da preferire la Rosa nel Pugno, con quell’Emma Bonino che vorremmo vedere vicepresidente del consiglio,

– se l’attenzione alle tematiche sociali è invece forte consiglierei Rifondazione Comunista, che candida una splendida Vladimir Luxuria, novella Bertinotti

– se cercate un buon punto di mediazione scegliete i Democratici di Sinistra, Franco Grillini in testa, che tanto hanno realizzato negli Enti Locali che governano e che in questi anni sono stati alfieri della proposta sul PACS

– se infine volete sentire parlare di altri temi oltre ai PACS non rimangono che i Verdi, che sono gli unici che giustamente insistono a parlare ad esempio anche di prevenzione AIDS.

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Escluderei tassativamente Margherita e Udeur, per il ruolo che hanno giocato nella definizione del programma dell’Unione, anche se sappiamo che dentro la Margherita di specie di fiori ce ne sono davvero tante, ma eviterei anche di consigliare i Comunisti Italiani, il cui segretario nazionale ha giorni fa riconfermato che «la priorità è quella di risolvere i problemi di classe», perchè la mancanza di una legge sul PACS non tocca gli operai ma le classi medio alte: parole che ricordano davvero il PCI degli anni ’60 e che oggi forse neppure più a Cuba vengono pronunciate.

La speranza è che alle 15 di lunedì prossimo questo paese si risvegli dal grande sonno di questi anni, più libero, meno diviso, pieno di speranze e magari anche un pochino più gay. In bocca al lupo a tutti noi!

Alessio De Giorgi, direttore di gay.it

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